martedì 10 gennaio 2012

La Sirenetta di Oscar Wilde e il suo significato profondo



Oscar Wilde


Un’altra sirenetta ha illuminato il panorama della letteratura: è quella meno conosciuta de Il pescatore e la sua anima (The Fisherman and his Soul) – nella traduzione di F. Gasparini, Bietti Editore, Milano 1963 – racconto scritto nell’ultimo triste periodo della sua vita dal poeta e scrittore irlandese Oscar Wilde (18541900), omosessuale dichiarato (e per questo anche perseguitato).

Gettando in mare la sua rete, un giovane pescatore aveva catturato una bellissima piccola Si­rena addormentata e se n’era innamorato perdutamente. La Sirenetta lo supplica di lasciarla libera: in compenso lo aiuterà col suo canto melodioso a riempire le sue reti di tanti pesci. Dopo molto tempo, il pescatore sempre più innamorato chiede alla sua Sirena di sposarlo; lei gli risponde che è impossibile perché lui possiede un’anima umana. Il pescatore decide allora di liberarsi di questo qualcosa che non vede e che non gli serve ma che anzi ostacola la realizzazione del suo amore. Chiede aiuto a un prete che lo allontana disgustato, dicendogli che l’anima è la cosa più preziosa che l'uomo possiede. Chiede aiuto a un mercante che lo caccia via perché l’anima non si può vendere ed è quindi una cosa senza valore. Chiede aiuto allora a una strega dai capelli rossi che gli dona un orribile «coltellino dall’impugnatura di verde pelle di vipera», dicendogli: «Quello che gli uomini chiamano ombra del corpo non è l’ombra del corpo bensì il corpo dell’anima. Fermati sulla riva del mare con le spalle alla luna e taglia via dai piedi la tua ombra, che è il corpo della tua anima […]».

Il giovane pescatore esegue quanto suggerito e «l’ombra si levò in piedi davanti a lui, e lo guardò, ed era esattamente uguale a lui». Un gran senso di sgomento s’impadronisce di lui, che accetta d’incontrare la sua Anima ogni anno in quello stesso luogo; si tuffa quindi felice nell’acqua, incontrando e baciando la Sirenetta. L’anno successivo, incontrando il pescatore, l’Anima gli dice di aver trovato lo Specchio della Saggezza e gli chiede di riprendere la sua anima per divenire l’uomo più saggio del mondo; il giovane pescatore, ridendo, le risponde: «L’Amore è meglio della Saggezza e la piccola Sirena mi ama» e lascia l'Anima piangente sul posto. Al secondo anno, l’Anima gli racconta di aver trovato l’Anello delle Ricchezze e lo implora di riprenderla perché lo avrebbe reso l’uomo più ricco del mondo; sempre ridendo, il giovane pescatore le risponde: «L’Amore è meglio delle Ricchezze e la piccola Sirena mi ama», lasciando l’Anima nuovamente piangente. Al terzo anno, l’Anima racconta al pescatore di avere incontrato una bellissima fanciulla dai piedini molto belli che aveva ballato in modo meraviglioso. Conquistato da un gran desiderio, il pescatore riprende la sua Anima e «vide distesa davanti a lui sulla sabbia quell’ombra del corpo che è il corpo dell’Anima»; l’Anima, però, non riesce a entrare nel cuore dell’uomo, reso inaccessibile dal grandissimo amore che lo circonda.

Da quel momento, il pescatore dotato di un’Anima senza cuore va in giro per il mondo, commettendo tutte le azioni più abiette e tentando inutilmente di liberarsi dalla sua anima. Decide infine di ritornare nella baia per incontrare di nuovo la piccola Sirena; si costruisce una capanna e continua a chiamarla inutilmente fino a che, dopo una tempesta, il corpo morto della piccola Sirena riappare abbandonato sulla riva come «un fardello più bianco dell’argento». Il pescatore triste, piangendo, si butta sull’amata e, la baciandola sulle labbra smorte e la stringe al petto: «[…] alla cosa morta egli fece una confessione. Nelle conchiglie delle sue orecchie versò il vino aspro della sua storia. Amara era la sua gioia, e pieno di una strana felicità era il suo dolore». Nonostante le suppliche della sua Anima, pieno di un amore senza fine, il giovane pescatore si fa ricoprire dal mare in tempesta e si lascia annegare nella nera spuma del mare mentre il suo cuore gli si spezza dentro lasciando entrare l’Anima, che ha finalmente trovato un piccolo ingresso.

Questo racconto di Wilde mi sembra proprio speculare rispetto alla fiaba di Hans Christian Andersen: qui c’è un giovane uomo innamorato, che rinuncia alla sua Anima per conquistare l’amore della piccola Sirena; in Andersen c’è un’amo­rosa Sirenetta che vuole un’anima umana per conquistare l’amore del suo bel principe. In entrambi i racconti, intrisi di gioia della morte, c’è il finale disperato che sancisce l’impossibilità dell’Amore tra un figlio della Terra e una figlia del Mare (impossibilità che per entrambi gli autori, omosessuali, è certamente una malinconica tragica metafora).


Bruno Bettelheim (ne "Il mondo incantato – Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe", Feltrinelli, Milano 1977) sostiene che le fiabe non sono pure fantasie d’evasione ma sono «psicologicamente convincenti»; gli orchi delle fiabe altro non sono che «gli oscuri mostri dimoranti nell’in­conscio», e «senza fantasie che ci diano speranze, non abbiamo la for­za di affrontare le avversità della vita». Con la fantasia, le favole possono curare le tante ferite inflitte dalla realtà sia nel bambino sia in quell’adulto che ancora conserva intatte le chiavi dell'immaginazione fantastica. Le fiabe sono per i bambini ciò che i sogni sono per l’adulto e – intessute della materia del sogno – espongono non soltanto il lato buono dell’esistenza (esemplificato dalla fata benevola) ma anche il fango della vita (esemplificato dalla strega cattiva che ostacola il raggiungimento della felicità). A proposito di sogni, Bettelheim cita il bellissimo verso del grande poeta–drammaturgo irlandese William Butler Yeats (1865–1939): «Cammina con passo leggero perché è sui miei sogni che cammini» da He wishes for the Cloths of Heaven (Egli desidera i vestiti del Paradiso). E nelle fiabe esistono i giusti rimedi e «la ricetta conforme alle migliori intuizioni psicologiche moderne».

7 commenti:

  1. eh si,infatti è proprio così,come dicono loro.

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  2. sono d'accordo anch'io.

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  3. non è una stupidaggine,perchè il loro amore è stato una cosa bella ma impossibile,visto che l'anima era cattiva e malefica.la fine era bellissima ma ciò quello di Oscar Wilde e di Hans Christian Andersen sono due storie d'amore e hanno avuto un grosso successo.certamente tutti e due finiscono tristemente ecco perchè diceva che l'amore tra una figlia del mare e un figlio della terra è impossibile.lo scrittore Roran Discipline scrisse 'La tragedia della sirenetta'ed il pescatore e la sua anima,lui gli diede il titolo'la tragedia di Harry e Serena.Harry(il pescatore)Serena(la piccola sirena)s'innamorano ma la loro storia d'amore finisce con la morte,la sirenetta,ariel cerca di conquistare il giovane principe Eric ma Ursula,la strega del mare gli aveva dato 3 giorni e lei non c'è l'aveva fatto e allora si dissolse in schiuma di mare per sempre.comunque grazie!

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  4. eh si,mi ha fatto molto dispiacere

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  5. Dovrebbero farci un film...pensate che roba

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  6. Io credo che l'anima sia la nostra cultura, insegnamenti religiosi e di tradizioni di un modo o stile di vita, con regole e ignoranza . Le regole dicono che certi comportamenti sono inaccettabili , l'ignoranza è la chiusura mentale verso tutto ciò che è diverso da ciò che conosciamo .

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