lunedì 23 gennaio 2012

Roberto Murolo e l'incanto della canzone napoletana



Roberto Murolo


Il 19 gennaio del 1912 (la sua nascita fu, però, registrata il 23), cento anni addietro, nasceva a Napoli Roberto Murolo, un colto cantore della canzone napoletana (espressione spontanea del popolo di Napoli, ricca di caldi e appassionati sentimenti, un simbolo eterno dell'Italia musicale nel mondo), un testimone nobile dello spirito della napoletanità. 


Fu il penultimo di sette figli e crebbe in un fertile humus partenopeo di poesia e musica: il padre Ernesto Murolo era, infatti, un poeta, drammaturgo e autore di canzoni, amico di Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio e Raffaele Viviani, artisti che Roberto frequentò durante la sua infanzia. L'amore per la musica lo spinse a studiare la chitarra, che divenne la sua compagna e con la quale cantò la vita, le sue promesse, i suoi dolori (molte sue compilation avevano il titolo Roberto Murolo e la sua chitarra). Aveva detto: «Lasciate cantare sempre e soprattutto il cuore, perché è lui che ne ha bisogno più di noi per vivere».

Nel 1933 ebbe l'occasione, a Ischia, di accompagnare Vittorio De Sica nell'interpretazione della bella canzone E palumme (composta nel 1913 da Gallo–Persico), divenuta poi un suo cavallo di battaglia: […] / E na chiorma 'e palummielle, / vola, vola attuorno a vuje / ca lle date 'e mullechelle... / Spuzzuléa, po' se ne fuje / chesta chiorma 'e palummielle... / Accussí, pe' 'sta passione / ca mme struje, / volano sempe, volano / tutt''e penziere mieje... attuorno a vuje!... / […].

Le necessità esistenziali lo spinsero a impiegarsi nella compagnia del Gas nel 1935, ove rimase per tre anni, e in questo periodo si segnalò anche come campione di nuoto. Spinto dall'amore per la musica e per lo spettacolo di varietà, entrò a far parte del gruppo vocale "MIDA Quartet", che tra il 1938 e il 1946 si esibì prevalentemente all'estero, facendo conoscere al pubblico di tutta Europa il nutrito e bel repertorio di canzoni italiane e napoletane.

Ritornato in patria, Murolo iniziò a segnalarsi come solista raggiungendo ottimi risultati come concertista e in ambito discografico (veramente sterminata fu la sua produzione di dischi e CD). Egli affascinava per la sua voce sussurrata e non strillata, per il suo stile misurato e abile nel reinterpretare in maniera nuova e più moderna, sia i classici della canzone napoletana – come La cammesella (scritta nel 1875 da Stellato–Melber), Era de Maggio (scritta nel 1885 da Di Giacomo–Costa), Reginella (composta nel 1917 da Libero Bovio) e Dicitencello vuje (scritta nel 1930 da Falvo–Fusco) –, sia le canzoni più moderne – quali Munasterio 'e Santa Chiara (scritta nel 1945 da Galdieri–Barberis), Tammurriata nera (composta nel 1944 da Nicolardi–E.A. Mario) e Scalinatella (scritta nel 1948 da Cioffi–Bonagura) –, divenute poi, a loro volta, dei classici napoletani intramontabili.

Sulla scia di quest'attività, con le sue canzoni divenne un divo della radio e iniziò a lavorare nel cinema. Ebbe un ruolo nei film Catene (1949), Paolo e Francesca (1949) e Tormento (1950) di Raffaello Matarazzo. Partecipò nel 1950 a Il voto (1950) di Mario Bonnard e a I falsari di Franco Rossi (1950), e nel 1951 fu tra gli interpreti di Milano miliardaria di Marcello Marchesi e Vittorio Metz. Fu presente anche in molti altri film nel suo ruolo di cantante, tra i quali, Menzogna (1952) di Ubaldo Maria Del Colle (nel ruolo di un pescatore cantante), e Saluti e baci (1953) di Giorgio Simonelli e Maurice Labro – la trama è soltanto un pretesto per far esibire i cantanti più noti del tempo, tra i quali Murolo, Yves Montand, Nilla Pizzi, Giorgio Consolini e Gino Latilla. Nel 1989 comparve in Cavalli si nasce di Sergio Staino.

Dopo un'ingiusta vicenda giudiziaria che lo lasciò molto amareggiato, fu emarginato dalla RAI e tentò di ricostruire la sua carriera, prima in Australia, poi in Francia (a Nizza e a Parigi), quindi in Tunisia e in Inghilterra (Londra), ritrovando inalterato l'amore del pubblico. In questo periodo – con la Durium (sua storica casa discografica) – incise, tra le altre canzoni, Uocchie celeste, una sua composizione musicata da Mazzocco.

Tra il 1956 e il 1965, Murolo si applicò allo studio approfondito e lucido della canzone napoletana dal XIII secolo in poi, recuperando e riproponendo numerosi brani antichi e classici (vere pietre miliari della canzone italiana, puro patrimonio della musica d'autore); il risultato fu la produzione discografica Durium di Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea, elaborata insieme al chitarrista Eduardo Caliendo, suo collaboratore, che consisteva di ben dodici album.

Continuò, intanto, la sua attività di sensibile cantautore, scrivendo con Nino Oliviero O ciucciariello (1951) e con Renato Forlani Torna a vucà (1958), Sarrà... chi sà! (1959) – che vinse il Festival di Napoli con Fausto Cigliano e Teddy Reno – e Scriveme (1966).

Alla fine degli anni sessanta, si dedicò alla stesura di quattro superbi album monografici dal titolo I grandi della canzone napoletana, dedicati rispettivamente a Salvatore Di Giacomo, al padre Ernesto, a Libero Bovio e a E.A. Mario.

Dopo venti anni di un quasi ritiro, nel 1990 – grazie al produttore discografico Nando Coppeto – tornò alla ribalta, rinverdendo la sua giovinezza e costruendo una diversa nuova carriera durata sino al 2002. Cantò canzoni di grandi autori italiani, raccolte nell'album “'Na voce, 'na chitarra” (1990): di Paolo Conte interpretò Spassiunatamente, di Pino Daniele Lazzari felici, di Gino Paoli Senza fine; in con Lucio Dalla interpretò Caruso, con l'amico di sempre Renzo Arbore Ammore scumbinato, e Sta musica e L'ammore ca' nun vene di Enzo Gragnaniello. Nel disco “Ottantavoglia di cantare” (1992) eseguì i duetti Don Raffaè con Fabrizio De André, Na tazzulella 'e cafè con Renzo Arbore, Basta 'na notte con Peppino Di Capri, e Cu' mme con Mia Martini, scritta da Gragnaniello (Scinne cu 'mme / nfonno o mare a truva' / chillo ca nun tenimmo acca' / vieni cu' mme / e accumincia a capi' / comme e' inutile sta' a suffri' / […]).

Seguirono gli album L'italia è bbella (1993); Tu si' 'na cosa grande (1994), dedicato al grande Modugno; Roberto Murolo and friends (1995); Anema e core (1995) – che includeva l'omonima canzone di Manlio–D'Esposito (1950) cantata insieme alla grande cantante portoghese, interprete di Fado, Amália Rodriguez –; Antologia napoletana (1996); e Ho sognato di cantare (2002). Considerato un vero grande maestro della canzone napoletana, nel 2002, durante il Festival di Sanremo, Murolo, ricevette un prestigioso premio alla carriera.

Morì il 13 marzo del 2003, a novantuno anni, a Napoli nella sua abitazione del Vomero (oggi, sede della Fondazione Roberto Murolo). Per i suoi alti meriti artistici e per la sua vita dedicata interamente alla cultura musicale, gli furono conferiti il Cavalierato di Gran Croce della Repubblica Italiana e l'onorificenza di Grand’Ufficiale della Repubblica.


Gianni Cesarini ha raccontato la sua vita in "Roberto Murolo - La storia di una voce. La voce di una storia" (Flavio Pagano Editore 1990) e Renato Marengo e Michael Pergolani, lo hanno considerato un antesignano del poprock partenopeo ("Enciclopedia del pop rock napoletano: da Roberto Murolo alle Posse", Rai Eri, 2003). Per i suoi novant'anni, nel 2002, su Rai Sat Album, Renzo Arbore gli ha dedicato lo special "Roberto Murolo Day - Ho sognato di cantare". Per celebrare il suo centenario, invece, La storia siamo noi, il 19 gennaio scorso, su RAI3 gli ha dedicato "Murolo: la Napoli nobilissima" con Renzo Arbore.


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