Dorothy West
Dorothy West, nata a Boston il 2 giugno del 1907 da uno schiavo emancipato divenuto uomo d’affari (“Il re nero delle banane”), è stata la prima affermata giornalistica afro–americana e la scrittrice che meglio ha espresso con dignitosa eleganza gli ideali e i contrasti della upper–class nera alla quale apparteneva.
Aprì la strada alle grandi scrittrici nere del Novecento (tra le quali Alice Walker, Pulitzer per il Colore viola).
Giovanissima fece parte del gruppo di artisti dell’Harlem Renaissance (era “the kid – la bimba”) – che ebbe grande influenza negli anni ’20 (frutto del Nuovo Movimento Nero) – insieme a L. Hughes, C. Cullen (che la chiese in sposa, ma Dorothy non volle mai sposarsi), Z. Hurston e R. Edison (tutti alla ricerca delle loro radici etniche e sensibili interpreti dell’identità culturale dei Neri americani).
Vivace personalità dal talento precocissimo, a 14 anni pubblicava racconti sul “Boston Post” (ricevendo premi locali); dopo la laurea alla Columbia University, la novella La macchina da scrivere arrivò seconda a un premio nazionale guadagnandole un viaggio a NY. Fu allora che vi si stabilì, dandosi all’attivismo politico e all’attività letteraria.
Scrisse novelle per il “New York Daily News” e allo scopo di aiutare i giovani autori di colore fondò la rivista letteraria “La Sfida”, che ebbe vita breve (1934–7).
Trasferitasi a Martha’s Vineyard in un cottage di famiglia, collaborò con la “Vineyard Gazzette” e pubblicò il romanzo autobiografico Vivere è facile (1948), nel quale analizzava con ironia le relazioni coniugali e parentali nell’ambito della ricca società nera bostoniana. Il libro ebbe il consenso della critica ma vendette poche copie (West scrisse: «Sono il più conosciuto sconosciuto scrittore del mio tempo»).
Iniziò quindi a scrivere il secondo libro, Il matrimonio, respinto per anni e rimasto nel cassetto. Nel 1990 Jacqueline Kennedy, editor della “Doubleday” (NY), incoraggiò l’anziana giornalista a completare il manoscritto per la pubblicazione. Purtroppo Jacqueline non vide il progetto realizzato ma l’ottantenne West dedicò il libro alla sua memoria. Fu un best–seller tale che venne adattato per una miniserie televisiva di Oprah Winfrey; Dorothy commentò: «Non ho mai rinunciato a scrivere. Ora so che ero nel giusto».
Durante la celebrazione dei suoi 90 anni (morì l’anno dopo, nel 1998), Hillary Clinton parlò di lei come di «un tesoro nazionale». (“La Sicilia” 17/6/2007)
P.S. La miniserie televisiva di Oprah Winfrey, dal titolo The Wedding (1998) – tradotto in italiano Il matrimonio di Shelby – , è stata diretta da Charles Burnett con Halle Berry (è una deliziosa e accattivante Shelby Coles), Eric Thal (Meade Howell), Lynn Whitfield (Corinne Coles), Carl Lumbly (Lute McNeil), Michael Warren (Clark Coles), Marianne Jean–Baptiste (Ellen Coles) e Shirley Knight (Miss Caroline). Ambientata nel bucolico ambiente di Martha's Vineyard, racconta in due puntate la vicenda di matrimonio della ricca e graziosa Shelby, innamorata di Meade Wyler, un bianco musicista jazz di New York. In mezzo ai pregiudizi razziali che si perpetuano nelle generazioni, si snodano le vicende familiari di una comunità di brillanti borghesi neri dell'East Coast, negli anni cinquanta.
P.S. La miniserie televisiva di Oprah Winfrey, dal titolo The Wedding (1998) – tradotto in italiano Il matrimonio di Shelby – , è stata diretta da Charles Burnett con Halle Berry (è una deliziosa e accattivante Shelby Coles), Eric Thal (Meade Howell), Lynn Whitfield (Corinne Coles), Carl Lumbly (Lute McNeil), Michael Warren (Clark Coles), Marianne Jean–Baptiste (Ellen Coles) e Shirley Knight (Miss Caroline). Ambientata nel bucolico ambiente di Martha's Vineyard, racconta in due puntate la vicenda di matrimonio della ricca e graziosa Shelby, innamorata di Meade Wyler, un bianco musicista jazz di New York. In mezzo ai pregiudizi razziali che si perpetuano nelle generazioni, si snodano le vicende familiari di una comunità di brillanti borghesi neri dell'East Coast, negli anni cinquanta.
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