domenica 21 agosto 2011

Padron ’Ntoni e Santiago, il fascino dei perdenti












Giovanni Verga e Ernest Hemingway


Sconfitta e speranza, dai Malavoglia di Verga al Vecchio e il mare di Hemingway.


Nel romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga (1840–1922), domina un eroe primitivo ma formidabile, padron ’Ntoni, «la colonna della casa», un uomo di uno stampo che non esiste più e dal carattere buono e fiero, forse un po’ rigido ma molto autorevole, vecchio e saggio, insieme forte d’animo e rassegnato, orgoglioso e umile, ma sempre legato al proprio mestiere di pescatore.

Padron ’Ntoni, antico per antica saggezza tramandata da padre in figlio, vive nel culto delle buone tradizioni popolari ed è il depositario della cultura familiare; ama usare «motti e proverbi che aveva sentito dagli antichi, perché il motto degli antichi mai mentì», conservando così un forte senso d’identità con la società dei suoi avi. I suoi proverbi sono le sentenze con le quali si aiuta nei momenti di smarrimento e tenta di convincere i familiari, rassicurandoli.

Con riferimento al vecchio padron ’Ntoni e alla sua vecchia barca a vela “La Provvidenza”, è possibile citare non impropriamente Ernest Hemingway (1899–1961). Infatti, il grande e controverso scrittore americano, nel suo breve ma grande romanzo Il vecchio e il mare (che gli meritò il premio Pulitzer nel 1952 e lo aiutò a vincere il Nobel nel 1953), ha descritto con straordinaria potenza la dura lotta di un vecchio pescatore cubano, tanto simile a padron ’Ntoni , Santiago, magro e rugoso, povero e sfortunato ma molto orgoglioso. Santiago è il proprietario di una vecchia barca dalla vela rattoppata con sacchi di farina (emblema della sua «sconfitta perenne»), con la quale solca spedito la corrente del Golfo.

A differenza di padron ’Ntoni (per il quale la battaglia si gioca tra lui e il mare Ionio che bagna Acitrezza, un mare vorticoso e spesso traditore), per Santiago la lotta si svolge tra lui e un pesce spada enorme che nuotando con calma e regolarità trascina verso il mare aperto la sua barca, costringendolo a una spasmodica e dolorosa resistenza per tre giorni e tre notti. Alla fine, il vecchio riesce a uccidere il grosso pesce e a legarlo, affiancato alla sua barca; mentre ritorna a riva, però, voraci pescecani, attirati dalla scia di sangue, divorano il pesce. Quando Santiago – ormai distrutto e delirante – approda sulla costa, riporta soltanto la lisca e la testa dello straordinario pesce.

In Hemigway, come nel Verga, la Natura è spaventosa e malvagia, e la sconfitta del pescatore è tremenda e ineluttabile. Santiago (come padron ’Ntoni) ama il suo mestiere e ama, soprattutto, il mare. Santiago ama pure i pesci e li considera suoi fratelli, ma la pesca è la cosa per cui è nato come il pesce è nato per fare il pesce; quindi, qualsiasi tristezza per il pesce catturato e ucciso è inutile. Egli, vecchio e solo, lotta contro il dolore della schiena irrigidita dallo sforzo per trattenere la lenza, contro i crampi e i tagli delle mani strette sul cavo, contro la nausea del doversi cibare di pesce crudo e contro tutti i possibili «tradimenti del corpo» (arsura, insonnia, svenimenti, indebolimento della vista e perdita della lucidità mentale). Ha dovuto combattere contro un pesce più lungo della sua barca, nobile e capace, splendido in quella sua enorme mole e con la spada simile a un’alabarda. È riuscito, infine, a domarlo e a ucciderlo; ma la fortuna non è per lui: «sconfitto ormai definitivamente e senza rimedio», è riuscito a portare a riva soltanto un’enorme inutile carcassa.

Santiago e padron ’Ntoni sono due grandi vecchi ricchi di umanità e pazienza, due indomiti pescatori che nonostante le ripetute delusioni (spesso, antieroi e “vinti” su tutta la linea) hanno conservato integra la forza di sperare e hanno preservato la loro dignità di uomini che, senza fuggire e con coraggio (e forse anche con pietà), continuano ad affrontare la dura lotta quotidiana contro un destino amaro. (“La Sicilia” 15/2/2006)

P.S. Affascinato dal mondo arcaico descritto dal Verga ne I Malavoglia (da quell'«intimo e musicale ritmo che dà il tono nostalgico e fatale dell’antica tragedia a quest'umile vicenda della vita d'ogni giorno, a questa storia fatta apparentemente di scarti, di rifiuti, di cose senza importanza»), Visconti aveva acquistato i diritti del romanzo. In realtà, si discostò alquanto dalla trama, spinto dal desiderio di conferire a 'Ntoni Valastro una consapevolezza sociale e al film una polemica meridionalista che completamente mancavano nel romanzo verghiano. Nel 1946 Visconti iniziò a girare quello che avrebbe dovuto essere un documentario finanziato con sette milioni dal partito comunista e che divenne poi lo stupendo film La terra trema, opera civile di denuncia, filtrata ideologicamente attraverso il poetico neorealismo socialista di Visconti. Il grande regista si volse alla Sicilia «immobile e fiera contro i marosi del mar Ionio», amandola e solidarizzando con i suoi umili abitanti (con Il Gattopardo si volgerà di nuovo alla Sicilia, guardando stavolta al suo aristocratico mondo in decadenza). Il film di Visconti fu prodotto da Salvo D'Angelo per la produzione Universalia, mentre di Visconti erano il soggetto e la regia; gli aiuto–registi furono Franco Rosi e Franco Zeffirelli; G.R. Aldo realizzò la stupenda fotografia. Nel suo capolavoro, Visconti fece recitare con un senso altissimo e straordinario di verità una famiglia di veri pescatori d'Aci Trezza (la famiglia Valastro) e altri attori siciliani presi dalla strada (quasi tutti pescatori, ragazze e muratori d'Aci Trezza). Questi attori particolari hanno recitato in quello stretto dialetto siciliano che ha l’eco misteriosa e affascinante di una lingua arcaica. Il film nel 1948 vinse il premio speciale al IX festival del Cinema di Venezia.

Il romanzo di Ernest Hemingway divenne nel 1958 il potente film Il vecchio e il mare (The Old Man and the Sea), diretto da John Sturges. Sceneggiato da Peter Viertel, aveva tra i protagonisti Spencer Tracy (Santiago il "vecchio", doppiato da Lauro Gazzolo), Felipe Pazos (Manolo) e Harry Bellaver (Martin). Ricevette il Premio Oscar nel 1959 per la migliore colonna sonora (a Dimitri Tiomkin) e due National Board of Review Awards nel 1958 come miglior film e come miglior attore protagonista (a Spencer Tracy). Il film era forse appena un po' retorico, ma era bellissima la fotografia come straordinarie erano le immagini, toccante e coinvolgente la musica, e piena di vera e sofferta umanità l'interpretazione di Spencer Tracy.

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