lunedì 29 agosto 2011

Il melodramma e la sensualità di Blasco Ibáñez


Vicente Blasco Ibáñez

Blasco Ibáñez, apprezzato scrittore spagnolo nato a Valenza il 29 gennaio 1867, fu un dissiden­te politico anti–monarchico e un repubblicano militante.

Ricevette dall’impegno politico sofferenze e carcere ma anche grandi soddisfazioni: fu parlamentare per sette legislature e uno scrittore che ebbe successo e soldi, divenendo un prolifico e noto autore di romanzi e novelle oltre che di sceneggiature e regie.

Fu anche un vero play–boy che, ricambiato, amava e corteggiava instancabilmente le donne, delle quali seppe rappresentare bene cuore e sentimenti. Era un uomo vivace ed esuberante che nella sua esistenza affascinante riuscì a realizzare i miti incarnati nelle sue storie, circondato però da invidie feroci e da detrattori implacabili.

Viaggiò molto nel Mediterraneo e nel 1923 scelse l’esilio volontario tra Genova e Mentone (Francia) ove morì ottant’anni addietro, il 28 gennaio 1928, proprio mentre si apprestava a festeggiare i suoi 61 anni. A Mentone esiste ed è visitabile il bel giardino delle ceramiche chiamato “Fontana Rosa”, di proprietà dello scrittore e della sua famiglia.

Alcune delle storie di Ibáñez, piene di tono melodrammatico e sensualità, erano perfette per trovare un’altra vita imperitura nei fotogrammi di un film. In Sangue e arena (1909), Juan Gallardo sulle orme del padre defunto è divenuto il più popolare toreador di Spagna e ha sposato Carmen, la modesta innamorata di sempre, ma s’innamora poi della vedova Doña Sol, dalla bellezza abbagliante e dalla grande volubilità. La difficile situazione sentimentale lo rende nervoso e inquieto (viene ferito durante una corrida) e gli fa trascurare la moglie e il suo spettacolo di eleganza e crudeltà. Nonostante le richieste pressanti di Carmen di abbandonare la corrida (teme per la sua vita!), Juan scende un’ultima volta nella Plaza de Toros per mostrare il suo valore, ma vedendo Doña Sol con un altro uomo si muove incontro al toro e al suo tremendo destino di morte. 

Da questo mèlo, oltre a molti altri film di produzione spagnola furono tratte due pellicole targate USA: una prima versione muta di Fred Niblo (1922) con Rudy Valentino, che si era già ritagliato il mitico ruolo di “amante immortale”, e una seconda versione di Rouben Mamoulian (1941) con Tyrone Power e Rita Hayworth che fu lanciata proprio da questo film.

Javier Elorrieta ha riproposto il tema in Ossessione d’amore (1989), un film a sfondo erotico con Sharon Stone.

Ne I quattro cavalieri dell’Apocalisse (i quattro cavalieri spaventosi che nel sogno dell’evan­gelista Giovanni precedevano la comparsa del Mostro, simboleggiando la Guerra, la Conquista, la Carestia e la Morte), Ibáñez narra le vicende ambientate durante la I Guerra mondiale delle famiglie dei due generi di un ricco patriarca argentino, andati in Europa dopo la sua morte: i Desnoyers di Parigi con Julio (innamorato di una donna francese, sposata a un altro), che nonostante l’apparente frivola indifferenza è un coraggioso nascosto resistente, e i von Hartrott di Berlino con il cugino Heinrich, implacabile ufficiale tedesco; e la morte falcerà i due, insieme agli altri giovani della famiglia.Questo dramma d’amore e guerra ebbe due trasposizioni cinematografiche: l’edizione muta di Rex Ingram (1921) con Rudy Valentino e quella di Vincente Minnelli (1962) con Charles Boyer, Glenn Ford e Ingrid Thulin, riadattata e ambientata durante la II Guerra mondiale. (www.zam.it, Recensioni, 2007)

P.S. Lo stesso Blasco Ibáñez partecipò nel 1916, insieme a Ricardo de Baños e Max André, alla regia della prima trasposizione filmica del romanzo Sangue e arena (Sangre y Arena) scritto nel 1909, senza particolare successo. Furono invece due trionfi sia il film Blood and Sand diretto da Fred Niblo nel 1922 con Rudy Valentino (Juan Gallardo) che recitava con passione e sensibilità, Lila Lee (Carmen) e Nita Naldi (Doña Sol), sia l'omonimo film diretto da Rouben Mamoulian nel 1941 con Tyrone Power (Juan), Linda Darnell (Carmen) e Rita Hayworth ai suoi esordi (Doña Sol). Quest'ultimo film nel 1942 vinse l'Oscar per la migliore fotografia: furono premiati Ernest Palmer e Ray Rennahan, i quali avevano lavorato traendo ispirazione dalla pittura spagnola classica.

Javier Elorrieta ripopose nel 1989 Sangre y arena (il titolo in Italia divenne incomprensibilmente Ossessione d'amore) con Chris Rydell (Juan), Ana Torrent (Carmen) e Sharon Stone (Doña Sol). Il film è piuttosto deludente: la Spagna viene rappresentata secondo tutti i classici stereotipi, le scene di corrida mancano di mordente e l'erotismo esasperato di Sharon Stone risulta pretestuoso. Ha scritto Fabio Bo de "Il Messaggero" (2/12/1992): «Il remake spagnolo di "Sangue e arena" spunta fuori dai fondi di magazzino grazie alla presenza di Sharon Stone l'eroina bisessuale di "Basic instinct". Immagini patinate fino all'inverosimile, dialoghi elementari, tauromachia che farebbe inorridire lo stesso Hemingway e sghignazzare il Pedro Almodovar di "Matador", cooperano con pleonastica ostinazione all'annientamento generale dell'impresa.». 





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