sabato 27 agosto 2011

L’inventore della scienza patafisica – Cent’anni dalla morte di Alfred Jarry



Alfred Jarry


Alfred Jarry, autore francese di rottura e provocatore dalla vita breve e tumultuosa, morì in abbandono per tubercolosi e abuso d’assenzio a 34 anni (il 1 novembre del 1907).


Conquistò fama imperitura con la farsa demenziale Ubu re, il cui primo nucleo risaliva a una satira scolastica, scritta per ridicolizzare un pomposo insegnante, oggetto di lazzi e scurrili doppi sensi. Concepita per il teatro di marionette, fu rappresentata nel 1896 suscitando il rifiuto disgustato di pubblico e critica. Caratterizzata da un linguaggio oltraggioso, ricca di fraintendimenti e assurdità, riduceva a pezzi le stupide convenzioni del tempo, presentando chiari richiami al “Macbeth” di Shakespeare. Père Ubu, mostruosa maschera letteraria, è un impostore megalomane e sanguinario – ridicolo nella sua prepotenza e negatività – che va alla conquista del regno di Polonia uccidendo il re, suo benefattore, ma viene sbaragliato infine dal figlio del re spodestato. Nella commedia compaiono una macchina decervellatrice, accreditata come un personaggio, e tre attori che interpretano rispettivamente l’armata russa, l’armata polacca e la porta cigolante della prigione. Ubu, ovviamente, è l’emblema della stupidità e della brama di potere più abiette che arrivano sino agli abusi più spaventosi, sostenuti da principi discutibili (ma è cambiato qualcosa sotto il sole?).

Jarry creò una saga, il ciclo di Ubu, con Ubu incatenato (1900), Ubu sulla collina (1901) – rappresentato nel 1970 da Jean–Louis Barrault – e Ubu cornuto, uscito postumo (1944). Sulla scia dei simbolisti, creò trame contenenti elementi del comico e del tragico con tratti della parodia e della satira, dissolvendo il tradizionale teatro borghese realista di fine Ottocento. Nascose la sua disperazione esistenziale nella distorsione dell’uomo e della società allo specchio deformante di una rappresentazione grottesca, così anticipando il Surrealismo dadaista e il Teatro dell’assurdo di Jonesco e Beckett.

L’autore fu un anarcoide dall’esistenza caotica e sregolata, condita però da una buffa ironia dissacrante (scriveva: «Una cieca e inflessibile mancanza di disciplina in ogni tempo costituisce la vera forza di tutti gli uomini liberi»); tentò di vivere una realtà ammantata dalla sua visionaria avventura letteraria: negli ultimi mesi di vita parlava come Ubu e firmava le sue lettere col nome Ubu.

Jarry scrisse numerose altre opere in versi e in prosa (tra le quali, la blasfema autobiografia L’amore assoluto); nell’ultima eccentrica opera (uscita postuma nel 1911), Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico, inventò la Patafisica, una logica dell’assurdo, una scienza delle soluzioni immaginarie, destinata a occuparsi delle leggi che regolano le eccezioni. 

Dario Fo, da sempre in lotta contro gli autoritarismi e i mostri dell’egoismo sociale, ha dato il nome di Ubu – di questo simbolo universale dello spirito di rivolta contro la cieca stupidità del potere – a Ubu–Bas, il protagonista delle sue recenti e feroci farse politiche. (“La Sicilia” 7/11/2007)

P.S. Ubu re (Ubu roi), la prima opera teatrale di Alfred Jarry, fu pubblicata il 25 aprile del 1896 su "Le livre d'Art" e rappresentata per la prima volta il 10 dicembre 1896 presso il Théâtre de l'Œuvre di Parigi. Narra le sgangherate avventure di Padre Ubu, un capitano dei dragoni che ha la fiducia incondizionata di re Venceslao, e di Madre Ubu. Ubu è un antieroe su tutta la linea: è goloso e grasso, disgustoso e volgare, megalomane e grottesco, stupido e disonesto, codardo e crudele, ma nello stesso tempo molto infantile. Egli uccide il re Venceslao e s'impadronisce del trono facendo fuori tutti coloro che lo avevano beneficiato ma il figlio di Venceslao, il principe Bougrelao, medita la vendetta e la riconquista del trono.

Ubu Roi ha ispirato il film animato di Jan Lenica Ubu et la grande gidouille (1976) e l'adattamento teatrale di Jane Taylor Ubu and the Truth Commission (1998), scritto per la "South African Truth and Reconciliation Commission" per sancire la condanna delle atrocità compiute durante l'Apartheid.

E' stato adattato per il cinema nel film Ubu Król (2003) dal regista polacco Piotr Szulkin (con Katarzyna Figura e Krzysztof Kowalewski) che ne ha fatto una grottesca metafora del mondo politico polacco subito dopo la caduta del partito comunista. Tra parentesi, prima del debutto dell'opera nel 1896, Jarry lesse un discorso introduttivo con voce volutamente fioca e quasi impercettibile, annunciando che l'azione si svolgeva in Polonia, «cioè da nessuna parte».

Tradotto da Sherry C.M. Lindquist, Ubu Roi è stato dato tra il 1996 e il 1997 al Joseph Papp Public Theater di New York e all'International Festival of Puppet Theater di St. Louis (Missouri).

Ubu Roi è apparso anche in televisione su BBC2 television nel 1976 per la regia di Paul Kafno con Gyearbuor Asante, Brenda Bruce e Jacqueline Delhaye.

In Italia è da segnalare Ubu Re d'Italia, testo metaforico e politico tratto liberamente dalla farsa di Alfred Jarry e rappresentato al Teatro Ambra Jovinelli di Roma nel 2008 dal comico Paolo Rossi con la "Compagnia Babygang". Rossi ha reso Padre Ubu un interprete del confuso quadro sociale dei giorni nostri, denunciandone lo stupido conformismo e il vuoto culturale e politico.

Nessun commento:

Posta un commento