giovedì 6 ottobre 2011

Raymond Chandler, non solo Philip Marlowe e polizieschi


Raymond Chandler



Cinquanta anni addietro moriva di polmonite a La Jolla, il 26 marzo 1959, Raymond Chandler, scrittore anglo–americano di thriller polizieschi e fine intellettuale nato a Chicago il 28 luglio 1888.


Trasferitosi in UK con la madre irlandese dopo l’abbandono da parte del padre, nel 1912 ritornò in USA e si stabilì a Los Angeles, vivendo di giornalismo e poesia. Durante la I Guerra Mondiale, si arruolò prima nell’esercito canadese, poi nella RAF.

Nel 1933 (aveva 45 anni) pubblicò il suo primo racconto su una rivista, e nel 1939 uscì il primo romanzo Il grande sonno, dedicato al detective privato Philip Marlowe, un romantico eroe moderno, cinico e sprezzante, misogino e omofobo, che si scontra contro tutto il marcio possibile degli ambienti del­l’al­ta società losangelina con i suoi locali di lusso, le sue bellissime donne corrotte e fatali e le sue amicizie virili che non hanno bisogno di parole ma richiedono un’as­­soluta lealtà. Seguirono sei romanzi (tradotti in parte anche in Italia) che celebravano le gesta di Marlowe, caratterizzati da dialoghi ironici e mordaci, da frasi stentoree e conclusive, e da giochi dialettici corrosivi e paradossali; e l’occhio dell’autore non segue soltanto la soluzione ragionevole dell’e­nigma ma bada anche a rivelare la realtà umana dei suoi personaggi (l’u­manità di Marlowe ha qualcosa in comune con quella del Maigret di Simenon).

Da quasi tutti questi libri sono stati tratti grandi film, divenuti dei classici del noir americano, con diversi grandi attori nel ruolo del dective privato «duro e puro» per eccellenza (Humphrey Bogart, Dick Powell, Robert Mitchum ed Elliott Gould).

Non essendo riuscito a sfondare con i suoi romanzi, Chandler nel 1943 fu assunto come sceneggiatore dalla Paramount e scrisse diversi adattamenti per il cinema (La fiamma del peccato per Wilder, The Blue Dahlia per Marshall, e Delitto per delitto per Hitchcock). Il suo rapporto con il mondo di Hollywood non fu però felice; pur essendo riuscito a guadagnare più di 4.000 dollari a settimana grazie al successo dei suoi adattamenti, provò ben presto nausea e stanchezza per il vacuo mondo di Hollywood, decidendosi di abbandonarlo per La Jolla, città di mare vicino San Diego (a proposito della sua esperienza hollywoodiana, scrisse: «Se i miei libri fossero stati peggiori, non avrebbero dovuto invitarmi a Hollywood, e se fossero stati migliori, non avrei dovuto andarci.»).

Nell’ottimo romanzo Il lungo addio (1953) che gli meritò l’Edgar Award, scrisse: «La maggior parte della gente consuma metà delle proprie energie cercando di proteggere una dignità che non ha mai posseduto». Daniel O’Brien (dell’Hollywood Survivor), a proposito del Marlowe di questo romanzo e della relativa trasposizione filmica di Altmann (1973), osservò: «è lo studio di un uomo pieno di morale che scorda senza rimorso – a causa di una società oppressiva e crudele – tutte le nozioni di amicizia e lealtà che aveva appreso» (famosissima è una battuta di questo film: «Nulla dice addio come una pallottola... »).

Nel 1944 scrisse sull’Atlantic Monthly il saggio La semplice arte del delitto, in cui criticava i gialli degli anni ’20 e ’30 (inclusi quelli di Agatha Christie) e rivendicava al poliziesco un maggior realismo; scrisse: «Almeno la metà dei racconti gialli pubblicati viola la regola che la soluzione, una volta svelata, deve sembrare inevitabile.». Non amava, inoltre, l’essere ingabbiato in quelle impostazioni fisse e ripetitive che imperversavano nel noir tradizionale («La sola idea di essere condannato a uno schema prestabilito mi atterrisce»).

Chandler non fu un uomo felice: era divorato dall’alcol («L’alcol è come l’amore: il primo bacio è magico, il secondo è intimo, il terzo è routine»), tormentato da crisi depressive, lacerato da complicate relazioni sentimentali. Dopo la morte della moglie Cissy Pascal (una ex modella di 20 anni più grande di lui), nel 1955 tentò il suicidio: e purtroppo non era il primo tentativo! (www.zam.it, News, 27/3/2009)

P.S. Dal romanzo di Chandler Il grande sonno (The Big Sleep) (1933) fu ricavato il grande film del 1946 diretto da Howard Hawks, che aveva tra gli sceneggiatori anche William Faulkner, con un superbo Humphrey Bogart nel ruolo di Philip Marlowe, con Lauren Bacall, Martha Vickers, John Ridgely e Dorothy Malone. La trama è arcinota: un anziano generale paralizzato convoca Marlowe per vigilare sulla figlia minore incosciente e spregiudicata. Il detective si troverà dinanzi a una serie d'omicidi che vede coinvolta la famiglia, inclusa la inquietante sorella maggiore. Si legge nella recensione del film (su http://www.cinekolossal.com/noir/1940/grandesonno/): «Tra i più famosi neri sfornati da Hollywood nel periodo d'oro del gangsterismo cinematografico. Una sceneggiatura perfetta per un thriller seducente, dove l'aria che si respira appare tanto vera, quanto è reale la forza espressiva che riesce a trasmettere. Resta un mito intramontabile per svariati motivi, lontani ma concatenati alla perfezione: il cast superbo, l'aspersa ambientazione ricca di fascino, l'intreccio narrativo, il bianconero fotografico di Sidney Hickox, il fulminante montaggio di Christian Nyby, l'esperta direzione di Howard Hawks. Ma il merito principale va attribuito a Raymond Chandler, l'inventore del più famoso detective privato della storia del cinema; lo scrittore riesce a estrapolare dal personaggio la sua durezza, ma anche un velato quanto compiaciuto aspetto sentimentale.».

Tra gli altri film dedicati all'indimenticabile detective ricordiamo, tratto dal romanzo Addio mia amata (Farewell, My Lovely) – che già nel 1945 aveva ispirato Murder, My Sweet! (L'ombra del passato) di Edward Dmytryk con Dick Powell, Claire Trevor, Anne Shirley e Otto Kruger – il film americano di Dick Richards del 1975 Marlowe, il poliziotto privato, con Robert Mitchum, Charlotte Rampling, Jack O'Halloran, John Ireland, Sylvia Miles e Harry Dean. la trama gira intorno alla indagine di Philip Marlowe, eseguita per conto di un bruto ex galeotto che cerca la donna amata che lo ha abbandonato. In una recensione al film (su http://www.film.tv.it/film/11814/marlowe-il-poliziotto-privato/) è scritto: «... è uno dei migliori film tratti da Chandler, con in più la tipica cupezza della Hollywood anni '70. Assolutamente perfetto Mitchum come detective disincantato, in una delle sue grandi interpretazioni della maturità.».

Dall'ottimo romanzo The Long Goodbye (1953) fu tratto nel 1973 il bel film Il lungo addio, diretto da Robert Altman, sceneggiato da Leigh Brackett, con Elliott Gould, Nina Van Pallandt e Sterling Hayden, che racconta dell'indagine tesa e difficile di Marlowe nel teentativo di salvare l'amico Terry Lennox accusato di avere ucciso la moglie. Lo accompagna in Messico ma viene arrestato per favoreggiamento dalla polizia locale; dopo la notizia del suicidio di Lennox viene rilasciato e accetta l'incarico da parte della bellissima moglie di uno scrittore alcolizzato e viene minacciato di morte da un gangster, che accusa il defunto Lennox di avergli rubato una grossa somma di denaro e che considera Marlowe un suo complice. Film complesso e avvincente si avvale di un'accurata descrizione psicologica dei personaggi da parte di un regista talentuoso come Altman, ed Elliot Gould, scarno e disincantato, non è inferiore agli altri grandi interpreti dell'investigatore privato (una curiosità: nel film ha una particina da guardia del corpo Arnold Schwarzenegger, insolitamente dotato di baffi).

In un film di produzione inglese The Big Sleep (Marlowe indaga) del 1978, diretto da Michael Winner, ritorna un malinconico Robert Mitchum nel ruolo di Marlowe, con Joan Collins, James Stewart e Sarah Miles. Ha commentato Morando Morandini (ne "il Morandini", Zanichelli editore): «Detective americano incorruttibile a Londra in una giungla di viziosi disonesti e alle prese con due sorelle pericolose... Remake del film di Howard Hawks (e 2° Marlowe interpretato da R. Mitchum). Sonnolento, noioso, con una suspense da gioco a quiz, recitato da tutti in modo sbagliato, sopra o sotto le righe, assai adatto a essere riempito di interruzioni pubblicitarie. ».  


Dal 1942 a oggi, numerosissimi sono stati inoltre i TV movie dedicati al personaggio Marlowe – per citare soltanto gli ultimi Omicidio a Poodle Springs (1998) e Once You Meet a Stranger (1996) – e diverse le TV series, quali Fallen Angels (1993-1995), Philip Marlowe, Private Eye (1983-1986) in 11 episodi, e Philip Marlowe (1959-1960) in 26 episodi.

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