domenica 2 ottobre 2011

John Steinbeck, il cantore di un’America rurale che non esiste più



John Steinbeck

John Steinbeck è un grande autore americano oggi quasi completamente dimenticato ma che negli anni cinquanta era famosissimo (tutti conoscevano i libri di questo ingenuo sognatore fantasioso, caldo come il sole della California nella quale era nato).

Steinbeck nacque a Salinas il 27 gennaio del 1902 e morì a New York per infarto il 20 dicembre di quaranta anni addietro (nel 1968). Figlio di genitori tedeschi, si diplomò e s’iscrisse in Biologia all’Università di Stanford ma non si laureò mai, preferendo fare piuttosto dei lavori molto modesti (fu pescatore, mandriano, sguattero, strillone, autista e custode invernale di ville destinate al soggiorno estivo). Vivendo accanto agli umili, agli emarginati, ai ribelli e agli “irregolari” della regione del Monterey, seppe dare ai suoi romanzi simbolico–naturalistici dai temi proletari il giusto sapore dell’autenticità. Steinbeck stesso, parlando di sé, usava l’e­spressione di «anarchismo naturale». In effetti, molti autori americani di quella generazione si adeguarono al noto imperativo del nostro Ennio Flaiano: «Mi spezzo ma non m’impiego».

Negli anni trenta, giovanissimo, scrisse le sue cose migliori: I pascoli del cielo, Al Dio sconosciuto, Pian della Tortilla, Uomini e topi, Furore che vinse il premio Pulitzer nel 1940 – romanzo epico dedicato alle difficoltà di un gruppo di agricoltori emigrati in California durante il periodo della Grande Depressione e sfruttati da una spietata economia agricola – , e La luna è tramontata. Molti di questi libri diventarono intensi drammi o film bellissimi, contribuendo a dare una popolarità smisurata al suo autore.

Steinbeck andò poi in Messico per occuparsi di biologia marina, quindi fu corrispondente di guerra durante il secondo conflitto mondiale e infine sceneggiatore cinematografico a Hollywood.

Con la maturità e la vecchiaia, la sua critica sociale perse un po’ di smalto e i suoi toni divennero più sentimentali; i suoi libri furono allora meno riusciti ed ebbero minor successo, ma di questo periodo sono da salvare La valle dell’Eden (1952) e Viaggio con Charley: in cerca del­l’America, pubblicato nel 1962 (anno nel quale Steinbeck vinse il premio Nobel per la letteratura). Questo ultimo libro autobiografico narra di un viaggio lunghissimo (per ventimila chilometri e per trentaquattro Stati) che lo scrittore fece per “riscoprire” l’America all’età di cinquantotto anni, quando la sua stella letteraria era in declino e la sua salute precaria (scrisse: «Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone»). In questa lunga esperienza, John fu accompagnato soltanto dal suo tenero cane barbone Charley, confidente affettuoso del suo padrone nelle lunghe ore di solitudine e compagno silenzioso ma scodinzolante. Durante il viaggio, l’affettuoso cane si ammalò ma curato alla perfezione da un giovane veterinario texano guarì, ritornando con John («Gli anni gli sembravano dimezzati e si sentiva meravigliosamente, e per dimostrarmelo correva e saltava e si rotolava e rideva e faceva versi di gioia pura»). Nel libro, in modo superbo lo scrittore racconta anche gli inizi della malattia che lo porterà alla morte (dai quali però non si era lasciato abbattere): «…uno di quegli acciacchi dal nome ben preciso, che sono i bisbigli della vecchiaia incipiente... Era già successo a tanti amici miei. ... E io ne avevo visti tanti, cominciare a riporre la propria vita nella bambagia, a smussare gli impulsi, a trattenere le passioni, e ritirarsi a poco a poco dalla propria umanità in una specie di seminvalidità spirituale e fisica. In questo li incoraggiano mogli e parenti, ed è una trappola così dolce. A chi non piace essere il centro della premura? Una specie di seconda infanzia cala ad­dosso a tanti uomini.». (www.zam.it, News, 17/12/2008)

P.S. Il romanzo Pian della Tortilla (Tortilla Flat), scritto nel 1935, entusiasmò subito i produttori di Hollywood e fu acquistato per quattromila dollari, dando inizio alla fama e alle fortune economiche di John Steinbeck. Piano della Tortilla è un misero quartiere di Monterey costituito da vecchie baracche ove vivono insieme con i loro cani i "paisanos", discendenti dei californiani di origine spagnola, amanti del bere e dell'ozio. La vicenda – che si snoda nel periodo della Grande Depressione e che ha qualcosa di epico – si conclude con la tragica morte di Danny, che aveva messo a disposizione degli amici la sua casa ereditata al ritorno dalla guerra, ove tutti vivevano di espedienti e in allegria (nonostante la povertà e l'emarginazione) costituendo uno «stravagante e turbolento» microcosmo. Dal libro fu ricavato nel 1942 il film Gente allegra per la regia di Victor Fleming, interpretato da Spencer Tracy, Hedy Lamarr, John Garfield, Frank Morgan e Akim Tamiroff. Ha scritto Morando Morandini ("i Morandini, Zanichelli editore): «Spettacolare, gustoso, piacevole, pittoresco, inverosimile. Come un musical senza musica.».

Dal romanzo Uomini e topi (Of Mice and Men), scritto nel 1937 utilizzando il materiale proveniente da alcuni articoli, lo stesso Steinbeck trasse l'omonima opera teatrale che fu rappresentata per la prima volta a New York il 23 novembre dello stesso anno. Dopo aver collaborato con il regista George S. Kaufman, rimasto delus, lo scrittore non volle essere presente alla prima ma lo lo spettacolo teatrale – che aveva tra gli interpreti Wallace Ford, Broderick Crawford e Claire Luce – fu un vero successo. Ambientato in un ranch, ove vivono e lavorano alcuni "paisanos", i protagonisti sono George e Lennie che stanno sempre insieme. Dotato di grande forza fisica ma ritardato, Lennie ha concentrato il suo affetto sull'intelligente e sensibile George, che cerca di proteggerlo in tutti i modi. In un sogno di libertà, i due amici aspirano a comprare insieme una piccola fattoria per allevarvi dei conigli. Inconsapevole della sua forza, Lennie spezza il collo alla sensuale moglie di Curley (il figlio del padrone del ranch) che lo aveva provocato in modo perfido. Disperato, per amore, George uccide l'amico che ritiene l'unico innocente per sottrarlo al linciaggio di Curley e dei suoi braccianti. Dal libro sono stati tratti due film omonimi. Il primo del 1939, per la regia di Lewis Milestone, con gli attori Burgess Meredith, Lon Chaney Jr. e Betty Field (ricevette quattro nomination agli Oscar nel 1940). Il secondo film del 1992, per la regia di Gary Sinise, era interpretato da John Malkovich, dallo stesso Sinise e da Sherilyn Fenny; fu presentato al 45º Festival di Cannes, ottenendo un buon successo di critica e di pubblico.

Dal romanzo Furore (titolo originale The Grapes of Wrath, traducibile come i "I frutti dell'ira"), scritto nel 1939 e considerato il capolavoro di Steinbeck, John Ford trasse nel 1940 il suo grandissimo omonimo film, interpretato da Jane Darwell, Henry Fonda, John Carradine, Dorris Bowdon e O.Z. Whitehead. Nel 1941 il film ricevette il premio Oscar per la migliore regia (a John Ford) e per la miglior attrice non protagonista (a Jane Darwell, mamma Joad). La trama affronta il conflitto fra i lavoratori stagionali nelle vigne e i proprietari terrieri, e si aggroviglia attorno alla famiglia Joad, costretta dalla miseria e dalla siccità ad abbandonare in autocarro l'Oklahoma per cercar fortuna in California. Sono in viaggio tre generazioni guidate da una madre forte e fiduciosa che alimenta in tutti la speranza di un futuro mogliore. Il gruppo è costituito dai nonni (che non riusciranno a vedere il tanto agognato Ovest), dalla mamma, dal babbo, dallo zio John, da Al, da Rosa Tea in attesa di un bambino, da suo marito Connie, dal primogenito Tom (da poco uscito dal carcere a causa di un delitto colposo), dall'altro fratello Noè, dai due gemelli Ruth e Winfield e, infine, da un ex–predicatore e filosofo di nome Casy aggregatosi alla famiglia. In effetti, tutti sono destinati a essere sconfitti dalla povertà e dagli abusi dei proprietari, e non possono che maturare un grande furore contro il loro destino gramo: Tom ucciderà per una tragica fatalità durante uno sciopero il poliziotto che aveva ucciso Casy e sarà costretto a fuggire; una inondazione colpirà la famiglia Joad proprio quando sembrava intravedere la luce, e Rosa Tea partorirà un bimbo morto.  

Dal romanzo La luna è tramontata (The Moon is Down), scritto nel 1942, è stato tratto nel 1943 l'omonimo film diretto da Irving Pichel, con Cedric Hardwicke, Henry Travers e Lee J. Cobb. La trama ruota sull'occupazione nazista in Norvegia che coinvolge un pacifico villaggetto norvegese. Nonostante il desiderio di pace, un pressante bisogno di libertà costringe gli sconvolti contadini a organizzare prima la loro ribellione, quindi una vera e propria resistenza armata che il sindaco Orden non ostacolerà e anzi favorirà, giungendo sino al sacrificio della sua vita.

Dal romanzo La valle dell’Eden (East of Eden), scritto nel 1952, Elia Kazan trasse nel 1955 il celeberrimo omonimo film. Ambientato nella California nel 1917, a Salinas, narra la storia dei fratelli Trask, novelli Caino e Abele, figli di Adam (Raymond Massey). Cal (James Dean) non si sente amato dal padre e si ribella a lui contrastando anche il fratello Aron (Richard Davalos), obbediente e affettuoso, cui ruba anche la fidanzata Abra (Julie Harris). Sconvolto, Cal scoprirà che madre Kate (Jo Van Fleet), creduta morta dai figli, una donna cinica e fredda, vive a poca distanza dal padre e gestisce una casa malfamata. Dopo l'ictus del padre, Adam e Cal sembrano recuperare in qualche modo il loro rapporto di padre e figlio. Nel 1956 il film ricevette numerose nomination agli Oscar, vinse l'Oscar come miglior attrice non protagonista (a Jo Van Fleet), si aggiudicò il Golden Globe, ed Elia Kazan vinse il "Prix du film dramatique" al festival di Cannes.

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