giovedì 13 ottobre 2011

Milan Kundera – La lotta contro l’oblio



Milan Kundera


Milan Kundera – La lotta contro l’oblio


Milan Kundera compie ottant’anni, e i suoi libri sono considerati classici del 20° secolo. Nato a Brno (Boemia) il 1º aprile 1929, è naturalizzato francese.

Affascinato dal “romanzo–saggio”, nei suoi libri mescola commedia erotica e critica politica, realismo e filosofia, letteratura e meditazioni extra–narrative (scrisse: «La conoscenza è l’unica moralità del romanzo»). Ha studiato a Praga filosofia e musica, si è laureato in Arti Cinematografiche e si è occupato di letteratura.

Iscritto al Partito comunista, ha partecipato alla Primavera di Praga; dopo l’invasione sovietica del 1968 fu licenziato (era insegnante nella Scuola di Cinema), i suoi libri banditi dalle biblioteche ceche e il suo nome cancellato dai manuali di letteratura. Nel 1975 con la moglie Vera riparò in Francia, ove ricoprì la cattedra di letteratura all’Università di Rennes, mantenuta fino al 1978.

Nel 1979 fu privato della cittadinanza ceca per Il libro del riso e dell’oblio, ricco di riflessioni sulla capacità degli Stati di cancellare la memoria umana e di negare la verità storica; scrisse: «La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio ... ogni cosa sarà di­menticata e a nulla sarà posto rimedio. Il ruolo della riparazione (della vendetta come del perdono) sarà assunto dall’oblio. Nessuno rimedierà alle ingiustizie commesse ma tutte le ingiustizie saranno dimenticate.».

Trasferitosi a Parigi, ove ha insegnato all’Università, vive con la moglie in un attico di Montparnasse.

Le sue opere sono state proibite nel suo paese sino al crollo del regime filo–sovietico ma Kundera ha scritto in ceco per anni pur sapendo di non poter essere letto nella sua lingua. Del 1967 è il primo romanzo Lo scherzo, una dolorosa satira divenuta un evento letterario. Seguirono altri romanzi, tra i quali La vita è altrove, L’immortalità (il primo libro scritto in francese nel 1988) e La lentezza.

Ne L’insostenibile leggerezza dell’essere, il suo best–seller che ha ispirato anche un film, ricco di storia, spunti autobiografici e forti intrecci sentimentali, ha scritto: «Tutti noi consideriamo impensabile che l’amore della nostra vita possa essere qualcosa di leggero, qualcosa che non ha peso; riteniamo che il nostro amore sia qualcosa che doveva necessariamente essere, che senza di esso la nostra vita non sarebbe stata la nostra vita.». Con Karenin, ha celebrato anche la commovente saga del dolce cane domestico: Karenin è il focolare di Tereza, triste e infelice per sé e per la sua patria offesa, orologio dei suoi giorni! Quando Karenin muore di cancro, come farà Tereza senza il suo sorriso? Chi caricherà l’orologio dei suoi giorni?

Uomo schivo, a proposito del suo successo planetario, ha detto: «Ho avuto un’overdose di me stesso!» (intervista a Christian Salmon) mentre su Le Nouvel Observateur ha scritto: «Il disgusto nel dover parlare di se stessi distingue i romanzieri dai poeti»; rilascia interviste soltanto scritte per il timore di essere mal interpretato. È stato insignito di molti premi, ma il più bello è stato la medaglia al merito tributata dallo Stato Ceco per il suo contributo alla rinascita della democrazia ceca. (“La Sicilia” 27/4/2009)


P.S. Dal bel romanzo di Kundera L'insostenibile leggerezza dell'essere (in ceco Nesnesitelná lehkost bytí), scritto nel 1982 e pubblicato in Francia nel 1984, è stato tratto nel 1988 il film del regista americano Philip Kaufman, sceneggiato da Jean-Claude Carrière e dallo stesso Kaufman (sembra che Kundera sia stato molto jvicino alla preparazione del film), interpretato da Daniel Day–Lewis (Tomáš), Juliette Binoche (Tereza), Lena Olin (Sabina), Derek de Lint (Franz) ed Erland Josephson (l'Ambasciatore). Ambientato a Praga nel 1968, racconta le vicende di Tomáš, un famoso neurochirurgo scapolo e donnaiolo, che ha una relazione con la pittrice Sabina ma che in una piccola stazione termale incontra la malinconica Tereza, una cameriera che sogna di andare a vivere a Praga per fare la fotografa. Poiché proprio in quei giorni i carri armati russi irrompono nella città di Praga, si rifugiano in Svizzera. I loro rapporti non sono troppo idilliaci e Tereza decide di lasciare Tomáš e di ritornare in patria da sola. Tomáš la segue ma non può riprendere il suo posto come neurochirurgo per problemi politici. Dopo molte difficoltà e un tentativo di suicidio da parte di Tereza, i due giovani decidono di lasciare Praga e di andare a vivere in campagna ma un improvviso incidente stradale pone fine alle loro confuse esistenze. Il film si è aggiudicato nel 1989 l'Independent Spirit Awards per la migliore fotografia. Ha scritto Morando Morandini (ne "il Morandini", Zanichelli editore): «Grazie alla sagace sceneggiatura di Jean-Claude Carrière, Kaufman ha fatto un film più europeo, nel senso migliore della parola, di quel che il taglio hollywoodiano della struttura drammaturgica presuppone. Delle 5 parti in cui si può dividerlo le migliori sono la prima e la terza. Sensuale, intelligente, talvolta visitato da una grazia dolcemente struggente. Poco compreso.».

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