domenica 18 settembre 2011

Vertigo – La donna che visse due volte di Thomas Narcejac



Thomas Narcejac



Cento anni addietro (il 3 luglio del 1908) nasceva, a Rochefort–sur–Mer in Francia, Thomas Narcejac, pseudonimo di Pierre Robert Ayraud. Fece studi letterari, laureandosi in Filosofia e insegnando a Vannes. Insieme a Pierre Boileau (1906–1989), negli anni ’50, scrisse intriganti racconti e romanzi pieni di mistero, divenendo un maestro del thriller francese.


Inizialmente i due autori scrivevano per conto proprio, condividendo però la passione per la suspense e il giallo. Ciascuno di loro era stato premiato, individualmente, col “Gran Prix du Roman d’Aventures”: Boileau nel 1938 e Narcejac nel 1948. Fu proprio durante questa seconda premiazione che si conobbero, decidendo di scrivere insieme: Boileau elaborava la trama (densa di ossessioni e claustrofobia) mentre Narcejac curava l’atmosfera e la psicologia dei per­sonaggi.

I due autori scrissero: «Abbiamo voluto fare del romanzo poliziesco un romanzo “tout court”, e dal momento che non vogliamo rinunciare al mistero, che per noi è l’essenza stessa del romanzo giallo, è stato pressoché indispensabile lavorare in due: l’uno si occupava quasi unicamente dell’intreccio senza tener conto dei personaggi, l’altro pensava soprattutto ai personaggi, indipendentemente dalla storia».

L’accorta costruzione di thriller, che si svolgono come un intricato enigma e che infine si svelano con un colpo di scena sensazionale, assicurò loro un successo immenso; infatti, il secondo romanzo del duo Boileau– Narcejac Celle qui n’était plus (1952) divenne nel 1954 il bel film di Henri–Georges Clouzot I diabolici (Les Diaboliques), la storia di un uomo vile che uccide la moglie fragile e malata con l’aiuto dell’amante fatale, credendo di aver compiuto il “delitto perfetto” (il film ebbe risonanza planetaria).

L’altro loro capolavoro D’entre les morts (1954) ispirò nel 1958 lo stupendo film psicologico Vertigo di Alfred Hitchcock (con Kim Novak e James Stewart), inserito nella lista dei 100 film più grandi della cinematografia mondiale, definito «culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo», ed uno dei preferiti dallo stesso regista. Conosciuto in Italia come La donna che visse due volte, è la storia di un avvocato (nel film è invece un poliziotto in pensione che soffre di acrofobia ed è vinto dal panico per le altezze elevate), che s’innamora della donna enigmatica che deve sorvegliare e che, dopo il suicidio di lei, entra in crisi ma sembra incontrarla di nuovo in un’altra città; ed è per lui l’inizio di una vertigine senza fine. Delle loro straordinarie trame ricche di mistero, Michel Lebrun scrisse: «L’eroe, per loro, non deve mai potersi risvegliare dal suo incubo».

Nel 1971 la coppia Boileau–Narcejac creò il personaggio di Sans Atout (un giovane ragazzo con l’istinto del detective, coinvolto in quasi una decina di storie gialle destinate a un pubblico giovanile) e nel 1973, con una serie di avventure, resuscitò le immortali vicende di Arsenio Lupin.

Narcejac fu anche un teorico del romanzo poliziesco: scrisse, infatti, il saggio Esthétique du roman policier.

Dopo la scomparsa del partner (avvenuta nel 1989), Narcejac continuò a scrivere libri, firmandoli ancora “Boileau–Narcejac”, sino alla morte avvenuta a Nizza il 7 giugno del 1998. (www.zam.it, News, 11/7/2008)

P.S. Due sono i film indimenticabili nati dalle penne di Boileau e Narcejac.

(1) Dal loro romanzo Celle qui n’était plus (1952), Boileau e Narcejac trassero la sceneggiatura del film di Henri–Georges Clouzot I diabolici (Les Diaboliques) (1954), capolavoro immortale – che Hitchcock avrebbe voluto dirigere – teso e senza pause (nonostante il lento riytmo scandito dall'inesistenza della colonna sonora), caratterizzato da numerosi e inquietanti colpi di scena. Esaltato dalla critica, successo clamoroso di botteghino, è divenuto un film di cult per il pubblico, imitato da tutti i registi "noir" imponendo Clouzot come l'«Hitchcock francese». Ambientato in un triste collegio per ragazzi situato nella periferia parigina, i protagonisti sono Christina Delassalle (Véra Clouzot), proprietaria e direttrice cardiopatica della scuola; Michel (Paul Meurisse), marito dispotico, interessato e infedele; e Nicole (Simone Signoret), una insegnante del collegio, amante del marito, la quale convince l'infelice Christina a uccidere insieme con lei il marito, attirandolo lontano, annegandolo e riportando il cadavere in collegio per fingerne l'annegamento in piscina. Il delitto è compiuto, ma inizia per Christina tutto una serie di eventi terrificanti che, sommati al suo senso di colpa, la riempiono di un terribile panico che mette a repentaglio il suo cuore malato (il finale sarà strepitoso e sorprendente). Ha scritto Morando Morandini (ne "il Morandini", Zanichelli editore): «Con un ottimo ritmo e una suspense ininterrotta, questo dramma criminale si srotola attorno alle due bravissime protagoniste, lo spettatore è con loro, attento e partecipe». Matteo Contin ha parlato di «una storia che corre in discesa senza freni, libera e arrotolata su sé stessa, fino allo schianto finale», evidenziando «l'angoscia e il raccapriccio che percorrono tutta la pellicola». Suspense, atmosfera torbida, malvagità persecutoria, crudele pervesione, squallore morale e cinico umorismo sono le cifre del film, che nell'apertura così si esprime: «Un quadro è immancabilmente morale quando è tragico e quando riflette l’orrore delle cose che rappresenta.». Su Cinemadadenuncia.splinder.com sta scritto: «Nel jeu de massacre triangolare messo in scena da Clouzot, i protagonisti sono divorati da sentimenti inconfessabili: avidità, gelosia e perfidia sono le scintille che infiammano i loro cuori, precipitandoli nell’abisso della colpa. E tutt’intorno un coro di personaggi minori abbrutiti dal cinismo, rosi dall’invidia, consumati dall’opportunismo. Perfino i bambini, piccoli mostri già esperti nell’arte della prevaricazione, gracchiano e malignano incessantemente, ostentando una ricchezza arrogante, proiezione di futuro potere. Un mondo senza scampo, nerissimo».

Un remake del film, Diabolique, è stato diretto da Jeremiah Chechick con Sharon Stone, Isabelle Adjani e Chazz Palminteri; interessante nonostante tutto,, grazie alla qualità del thriller di Boileau e Narcejac da cui è tratto liberamente (la storia è stata ambientata in Pennsylvania, a Pittsburgh),il film non ha raggiunto i meriti assoluti del film di Henri–Georges Clouzot.


(2) L’altro romanzo D’entre les morts (1954) divenne Vertigo (1958) di Alfred Hitchcock  – in italiano il titolo del film fu La donna che visse due volte e questo divenne in Italia anche il titolo del romanzo pubblicato dopo l'uscita del film – , sceneggiato da Alec Coppel e Samuel A. Taylor. Il film era interpretato da James Stewart (John 'Scottie' Ferguson, poliziotto sofferente di vertigini, costretto a lasciare la polizia per un incidente provocato dalla sua paura del vuoto), Kim Novak (nella doppia interpretazione di Madeleine Elster e Judy Barton) e Tom Helmore (Gavin Elster, marito di Madeleine e amico di Scottie, cui dà l'incarico di seguire la moglie per proteggerla dal suo desiderio di uccidersi). La trama è troppo arcinota per parlarne. C'è da dire, però, che il film – nominato nel 1959 agli Oscar per la migliore scenografia e il migliore sonoro – è straordinariamente riuscito per quella tesa atmosfera che durante tutto il film lascia intuire un diabolico intrigo e giunge sino al tragico epilogo; per l'inquietante effetto del vuoto in grado di provocare le vertigini del protagonista (ottenuto con artifici tecnici e utilizzando lo zoom in modo nuovo e personale); e infine per la misteriosa rappresentazione del "tema del doppio", tanto amato da Hitchcock e suggerito dall'uso sapiente di molti specchi. Pur accennando anche a qualche incongruenza, ha scritto Andrea Carlo Cappi in "Capolavoro di Hitchcock sull'identità divenuto oggetto di venerazione" (mymovies.it): «Ciò non ha impedito al film di diventare oggetto di venerazione e di infinite citazioni. Vi ricorrono temi tipicamente hitchcokiani: la paura dell'altezza, un trauma insanabile, l'ambiguità morale dei protagonisti... Lo straordinario effetto "vertigine"... il ritmo lento ("contemplativo", scrive Truffaut) della narrazione rimangono memorabili. Kim Novak, perfetta e sensuale nella sua duplice interpretazione, nonostante il regista per quel ruolo volesse inspiegabilmente Vera Miles.».

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