Georges Courteline
Georges Courteline (pseudonimo di Georges Moinaux), considerato il più grande umorista della letteratura francese moderna, è il brillante autore di alcune commedie della Belle Epoque, ricche di comicità esilarante e ancora oggi molto rappresentate.
Nacque a Tours il 25 giugno di centocinquanta anni addietro (nel 1858). Il padre tentò di ostacolarne la carriera letteraria, obbligandolo prima al servizio civile nell’esercito francese e poi a un triste impiego in Ministero (in 14 anni, però, si fece vedere pochissimo).
Dopo un esordio con Le allegrie dello squadrone, una serie d’ironici bozzetti autobiografici sulla vita militare, nel 1893 raggiunse il successo col romanzo Quelli delle mezze maniche (Messieurs les ronds–de–cuir) (in più crudo senso letterale: “I signori dalla ciambella di cuoio”), che metteva alla berlina l’astruso e labirintico mondo della burocrazia ministeriale (anche in questo caso, erano evidenti comici riferimenti autobiografici.
Fu però nel teatro che la sua vena umoristica, colorita e amara, trovò il genere ideale, divenendo Courteline l’«ironico cantore di un’umanità sbiadita e mediocre». I suoi atti unici sboccati e buffoneschi – dedicati al mondo militare o a quello giudiziario, alla cieca burocrazia o ai litigi tra i coniugi – erano rappresentati per lo più presso il Thèâtre Libre di André Antoine che scrisse di lui: «Egli ha notato i difetti e le bizzarrie dei piccoli contemporanei, con la loro meravigliosa incoscienza, il loro smodato egoismo, le loro puerilità feroci. Ha penetrato le vite degli umili, dei mediocri e dei rassegnati, e il suo viso si vela sempre di un’ammirevole bontà. È ciò che dà al suo teatro una profondità, che ci angoscia dopo averci divertiti.».
Nel 1893 Courteline scrisse Boubouroche, lunga farsa intrisa di misoginia che narra di un cornuto credulone che non si arrende nemmeno davanti all’evidenza. Nel 1905 rappresentò La conversione d’Alceste, il seguito de “Il misantropo” di Molière, commissionatogli da La Comédie Française.
Il suo talento umoristico e i suoi tipi umani (oggi purtroppo piuttosto datati) sono stati accostati per vis ironica e verità umana a quelli di Moliére (confronto che egli sempre rifiutò) e guardavano alla realtà quotidiana, deformata attraverso lo specchio del suo sagace senso caricaturale e di un surrealismo che ha aperto la strada al Teatro dell’Assurdo.
Di lui, si citano numerosi aforismi, i più fulminanti dei quali riguardano la vita di coppia e il tradimento: «Chi non sa contare fino a tre, lo impara nel matrimonio» e «È brutto non essere più amati quando si ama; ma essere ancora amati quando non si ama più, è ancor peggio».
Courteline ebbe diversi prestigiosi riconoscimenti: nel 1899 gli fu conferita la Legion d’onore mentre nel 1926 fu accolto nell’Académie Goncourt.
Morì a Parigi il 25 giugno del 1929 (proprio il giorno del suo 71° compleanno). (“La Sicilia” 4/7/2008)
P.S. Nel 1913, tratto dall'omonimo romanzo bozzettistico intriso di satira militare di Georges Courteline (1886), fu girato in Francia il film muto Les gaîtés de l'escadron, diretto da Joseph Faivre e Maurice Tourneur, sceneggiatura di Maurice Tourneur, con Maurice de Féraudy, Charles Krauss, Fernande Petit, Pauline Polaire e Henry Roussel.
Nel 1932 Maurice Tourneur (che era stato già il regista del film del 1913 e che in precedenza aveva elaborato dal romanzo di Courteline una pièce teatrale), insieme con Edouard Nores diresse un remake veramente esilarante di Les gaîtés de l'escadron (titolo italiano Lo squadrone si diverte) con Raimu, Fernandel, Jean Gabin, René Donnio e Charles Camus. Ha scritto Roberto Chiesi (30 giugno 2011, http://www.cinetecadibologna.it): «Il teatro delle gag è la caserma del 51 reggimento dei Chasseurs à cheval, e la regia di Tourneur tende soprattutto a valorizzare i numeri dei mattatori, con sequenze che si susseguono come numeri umoristici: Raimu, nel ruolo del bonario capitano Hurluret, e Fernandel, nei panni del soldato Vanderague, vessato dai superiori. Sono entrambi spassosi: il primo recita con gli occhi e il corpo da orso barcollante, il secondo ha il candore senza retorica di un grande clown. Ma la sorpresa maggiore, nel cast, è scoprire un Jean Gabin ventottenne, ancora lontano dal suo mito, che, nel ruolo di Fricot, soldato oggetto di continue sanzioni disciplinari e addetto, col compare Laplotte, alla pulizia della caserma, riprende al cinema la variante di uno dei numeri umoristici che aveva recitato nei vaudeville. Sporco, irsuto, plebeo, sempre pronto a prendersi beffe dei superiori e a rubare, Gabin/Fricot è una delle rare prove comiche dell'attore, già incline alla sobrietà espressiva.».
Al romanzo farsesco di Georges Courteline si è ispirato liberamente anche il film comico italo–francese L'allegro squadrone (1954), di Paolo Moffa, sceneggiato a molte mani da Suso Cecchi d'Amico, Sandro Continenza, Michel Audiard, Marcel Camus e Michel Audiard (per i dialoghi). Il film – interpretato da Paolo Stoppa, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Silvana Pampanini, Daniel Gélin, Charles Vanel e Jean Richard – racconta la vita di ogni giorno di uno squadrone di cavalleria francese nei primi del Novecento inanellando tutta una lunga serie di episodi di gusto ironico–sarcastico.
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