mercoledì 28 settembre 2011

Il visionario Sinuhe, l’egiziano di Mika Waltari



Mika Waltari


Cento anni addietro (il 19 settembre del 1908) nasceva a Helsinki Mika Waltari, uno dei più noti scrittori finlandesi del 20° secolo, autore di storie che sono divenute bestseller internazionali oltre che sceneggiature di film famosi.


Fu però anche poeta, oltre che prolifico giornalista e critico letterario.

Orfano precocissimo di un pastore luterano, fece studi di teologia e filosofia laureandosi nel 1929. Esponente del movimento modernista dei “Portatori di fuoco” (ispirato al Futurismo russo e italiano), il suo primo romanzo, La grande illusione, fu scritto in un hotel di Parigi nel 1927 e imitava i toni ribelli degli scrittori americani della “Lost Generation”.

Nei successivi testi – per lo più poemi religiosi o storie di horror alla Edgar Allan Poe – fu ispirato dalla crisi che coinvolgeva le generazioni comprese tra le due guerre mondiali (egli stesso era un uomo in crisi, un consumatore di alcol e droghe, un pessimista disilluso e rassegnato, afflitto da gravi stati di depressione che spesso lo costringevano a ricoveri psichiatrici).

Ideò anche un carattere interessante, quello del brusco e disincantato ispettore Palmu, protagonista di tre racconti “noir” e di diversi film.

Nel 1945, finalmente, Waltari sfondò con il romanzo storico Sinuhe, l’egiziano, divenuto un sontuoso colosso hollywoodiano nel 1954, per la regia di Michael Curtiz con Edmund Purdom, Gene Tierney, John Carradine e Peter Ustinov. Tradotto in tutto il mondo, partendo dalle vicende del solitario Sinhue, il medico di corte del Faraone (narrate da lui in prima persona, durante l’esilio, attraverso la lettura di una serie di papiri e in un continuum di flash back), il libro diviene il pretesto per raccontare col giusto esotismo la vita in Egitto, 1000 anni prima della nascita di Cristo (il romanzo inizia così: «Io, Sinhoue... Non scrivo né per timore né per qualche speranza nel futuro ma soltanto per me... Per amor mio soltanto io scrivo questo; e in ciò differisco da tutti gli altri scrittori, del passato e del futuro.»).

A proposito dei film tratti dai libri di Waltari (se ne contano almeno 33, molti dei quali girati in Finlandia da Matti Kassila), l’autore scrisse che in un film avrebbe voluto combinare «l’im­maginazione e l’umanità del film italiano» con «l’humour inglese», «la sensualità francese» e «il dominio e il ritmo del film americano», senza dimenticare però «l’invenzione del brillante montaggio del film storico russo».

Continuando nel suo filone storico, in cui mescolava approfondimento storico con toni di brillante ironia e di sottile levità, scrisse L’angelo nero (in forma di diario e ambientato durante l’assedio di Costantinopoli nel 1453) – tra l’altro, l’Università della Turchia gli conferì una laurea ad honorem nel 1970 – , Turms l’etrusco (1955), Marco il romano (1964) e Lauso il cristiano (1967); con questi ultimi due romanzi, ritornò all’amato tema religioso degli inizi.

Mika Waltari morì nella sua Helsinki il 26 agosto del 1979. (www.zam.it, News, 18/9/2008)

P.S. Nella sua lezione "Mika Waltari 1908-1979 – Mika Waltari il famoso scrittore finlandese" (http://www.mikawaltariseura.fi/mwaltariit.html), tenuta a Villa Lante in Roma l'8 ottobre del 2008 (traduzione di Paolo Pellei), in occasione del centenario dalla nascita del grande autore finlandese, Anneli Kalajoki ha passato in rassegna la vita dello scrittore molto dotato, veloce e fecondo che lavorava con la scrittura per vivere («Se la famiglia aveva bisogno di soldi Waltari si metteva al lavoro, cioè scriveva.»). La Kalajoki ha così evidenziato il suo centro dell'attenzione: «Il tema ricorrente nel lavoro del Waltari è il destino dei valori dell’umanista nel mondo dei materialisti. L’interrogarsi di Waltari sulle questioni religiose è stato un tema centrale nel corso di tutta la sua produzione. La sua tesi di laurea affrontava proprio il rapporto fra la religione e l’erotismo.». Waltari era, infatti, il figlio di un pastore luterano e visse in un ambiente impregnato di religiosità; aveva studiato Teologia all’Università di Helsinki per dedicarsi poi agli studi letterari. Insieme ai giovani della sua generazione – attratti da treni, navi e automobili e da tutto ciò che aveva a che fare con la civiltà meccanica e le metropoli moderne soprattutto degli Stati Uniti – partecipò al movimento de "I Portatori di Fuoco" amando lo slogan «Finestre aperte sull’Europa».

Waltari aveva scritto per un concorso il giallo Kuka murhasi rouva Skrofin? (Chi ha assassinato la signora Skrof?), che vinse e che lo invogliò a scrivere una serie di romanzi gialli che avevano come protagonista l'anziano e irascibile ispettore Palmu (La Palma), che furono trasposti nella versione cinematografica dal bravo regista finlandese Matti Kassila; scrive  Kalajoki: «e questi film sono ancora oggi estremamente popolari». Di questi gialli, il più famoso è Komisario Palmun erehdys (Lo sbaglio del Commissario Palmu) del 1939, purtroppo mai tradotto in Italia.

Attratto già sin dall'età giovanile dal mondo dell'Egitto antico, a sedici anni, Waltari aveva scritto una novella dal titolo La Mummia, storia di un giovane egittologo coivolto nel ritrovamento di una mummia di sesso femminile conservata in una piramide. Dal 1930 aveva iniziato a scrivere il suo Sinuhe l’Egiziano (che gli diede fama planetaria: fu tradotto in 34 lingue) ma lo completò soltanto negli ultimi giorni di conflitto bellico, e il testo di circa mille pagine fu pubblicato nel 1945 alla fine della guerra. Scrive la Kalajoki: «Sinuhe è un romanzo in cui la perfetta ricostruzione dell’Egitto della diciottesima dinastia si unisce alla smagliante fantasia dell’autore. Il libro è scritto, usando le parole di Sinuhe, in esilio. Il romanzo si divide in 14 libri la cui lunghezza è la stessa di quella delle pergamene su cui si scrivevano i testi antichi... Il mondo antico offre a Waltari una grande occasione per esaminare liberamente la società, senza un ordine del giorno politico.». Il personaggio di Sinuhe non è realmente esistito ma proviene da un'antichissima leggenda popolare egiziana, raccontata per più di settecento anni.

In occasione della nascita della figlia Satu, Waltari iniziò a scrivere delle fiabe – in finladese Satu significa appunto "favola" – , pubblicandole sia su giornali sia in forma di raccolte: Dsinnistanin prinssi (Il principe di Dsinnistan) e Kiinalainen kissa (Il gatto cinese), quest'ultima tradotta in diverse lingue.



A proposito del gusto quasi cinematografico di Waltari nel descrivere le terre lontane, ha scritto Anneli Kalajoki: «Quando l’Associazione Mika Waltari – nata a Helsinki nel duemila – fece l’anno scorso un viaggio a Istanbul sulle orme di Mika Waltari potemmo constatare che Waltari è anche, oltre a tutto il resto, un grande scrittore di viaggio. Descrive sia i luoghi che le proprie esperienze in modo preciso e divertente; il lettore può percepire l’atmosfera degli anni 20' e 40' in Europa come se fosse in un film.».

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