Rob Marshall
Il 17 ottobre di cinquant'anni addietro nasceva a Madison (nel Wisconsin) il coreografo–regista americano Rob Marshall.
Cresciuto a Pittsburgh (in Pennsylvania) ove frequentò la Taylor Allderdice High School, si laureò nel 1982 alla Carnegie Mellon University e si trasferì quindi a New York per lavorare nei teatri di Broadway.
Come coreografo di Broadway mise in scena Victor/Victoria e altri superbi musical mostrando grandi capacità illusionistiche e guadagnandosi ben presto una fama incontrastata (è stato nominato ai Tony, Academy e agli Emmy Awards, oltre che ai Golden Globes). Nel 1998 riadattò con grande successo Cabaret e nello stesso anno fu nominato per il "Laurence Olivier Theatre Award" come migliore coreografo teatrale per Damn Yankees!.
Alla fine degli anni '90, iniziò ad adattare per il piccolo schermo alcuni celebri musical divenendo famoso anche presso il grande pubblico televisivo. Come regista televisivo, ha diretto inoltre Annie (1999), The Kennedy Center Honors: A Celebration of the Performing Arts (2001), e Tony Bennett: An American Classic (2006).
Fece quindi il grande salto come regista cinematografico, trionfando con il brillante e fortunato Chicago (2002) che – per la magia e lo slancio della rappresentazione, per le invenzioni coreografiche, per i balletti energici ed esuberanti e per i costumi variopinti – vinse l'Oscar come miglior film, classificandosi come uno dei maggiori incassi dell'anno.
Marshall ha avuto il merito di raccogliere un ottimo gruppo di attori (Renée Zellweger, Catherine Zeta–Jones, Richard Gere, John C. Reilly e Queen Latifah) – tre dei quali ricevettero la nomination all'Oscar mentre la Zeta–Jones si guadagnò la statuetta – e s'impose all'attenzione del pubblico e della critica, divenendo una star di primo piano.
A proposito dei divi americani scrisse: «... alla fine dobbiamo riconoscere che le star internazionali sono fantastiche. Sono i grandi attori nel mondo, e poca gente capisce questo.».
Il film racconta la storia scoppiettante di Velma Kelly, una star di nightclub, che dopo l'assassinio del marito e della sorella (sua partner) conosce in carcere Roxie Hart, la quale volendo divenire una celebre cantante aveva ucciso l'amante che si era rifiutato di lanciarla nel mondo del varietà. Roxie assume il miglior avvocato di Chicago, Billy Flynn, che trasforma la sua vicenda giudiziaria in una fantasmagorica e visionaria messinscena, manipolando cinicamente la stampa e l'opinione pubblica e facendo divenire popolarissime Roxie e Velma.
Marshall ha ripetuto l'en plein con Memorie di una geisha (Memoirs of a Geisha) (2005), un film non musicale, elegante e raffinato, adattamento del best–seller di Arthur Golden (oltre cinque milioni di copie vendute e circa trenta traduzioni), interpretato da Zhang Ziyi, Gong Li, Michelle Yeoh e Ken Watanabe, che gli fece aggiudicare tre premi Oscar.
Affascinato dal soggetto, Steven Spielberg aveva insistito per produrlo e aveva voluto proprio Marshall.
Ambientato in Giappone nel 1929, racconta la storia di Chiyo Sakamoto, che – vissuta in un paesino di pescatori – a nove anni, insieme alla sorella più grande Satsu, viene affidata dal padre anziano e dalla madre gravemente ammalata a un "affettuoso" vicino di casa, Tanaka, che vende Satsu a un bordello e Chiyo alla Nitta Okiya, una casa per geishe. Dopo una lunga e faticosa formazione, Chiyo diviene l'ammiratissima geisha Sayuri (dice Sayuri: «Una storia come la mia non andrebbe mai raccontata, perché il mio mondo è tanto proibito quanto fragile, senza i suoi misteri non può sopravvivere. Di certo non ero nata per una vita da geisha, come molte cose nella mia strana vita, ci fui trasportata dalla corrente... Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno, radicata al terreno come un albero sakura. A me diceva invece che ero come l’acqua che si scava la strada attraverso la pietra, e quando è intrappolata, l’acqua si crea un nuovo varco.».
Come il libro, anche il film ha visto numerose polemiche soprattutto perché il regista scelse tre grandi attrici cinesi per interpretare le tre geishe giapponesi, offendendo sia la Cina sia il Giappone.
Nel suo articolo "Profumi d'Oriente" ("Film Tv", 17, 2005) Daniela Zacconi ha scritto: «Marshall (che ha dichiarato: "Volevo raccontare la storia di Sayuri come un'impressione di tempo e di luogo"), ha applicato la cura che aveva già caratterizzato "Chicago" per ricostruire minuziosamente il fascinoso mondo delle geishe, lasciando in sottofondo la cornice storica e politica per privilegiare usi e costumi, riti e consuetudini di un ambiente totalmente "alieno" per gli occidentali e, anche per questo, tanto più attraente.»; la Zacconi ricorda anche «l'amara consapevolezza che il destino di notorietà riservato alle geishe migliori è inevitabilmente accompagnato dal tarlo della solitudine».
A proposito della geisha, Marshall ha scritto: «La gente crede che la geisha sia una prostituta, perché alcune prostitute usano un trucco simile, vestono un chimono di seta e si autodefiniscono geishe, e il confine diviene confuso. La parola in effetti significa "artista". Sì, esse intrattengono gli uomini. Ma, cosa più importante, sono grandi danzatrici e musiciste e abili conversatrici. Sono le persone più affascinanti del loro tempo. Sono simili alle nostre supermodelle.».
L'ultimo e terzo film, Nine, che nasce come una reverente celebrazione di "8 e mezzo" di Federico Fellini (tratto dal famoso musical che lo stesso Fellini aveva sconfessato, impedendo l'uso del titolo originale), si è avvalso di un cast che definire stellare è poco (Daniel Day–Lewis – che offre una prova superba – , Penélope Cruz, Nicole Kidman, Judi Dench, Marion Cotillard, Kate Hudson e Sophia Loren) ma purtroppo non ha saputo mantenere le ambiziose premesse e ha tradito la "visione onirica" dell'opera felliniana.
Il film ha avuto poco successo; dopo l'uscita del film, comunque, per mesi Rob Marshall è stata la celebrità più cliccata su "Hollywood Life". Girato per la maggior parte in Italia, Marshall ha omaggiato il nostro cinema coinvolgendo un gran numero di attori italiani, tra i quali Sandro Dori, Ricky Tognazzi, Giuseppe Cederna, Elio Germano, Roberto Nobile, Valerio Mastandrea, Remo Remotti, Martina Stella, Monica Scattini e Roberto Citran (l'Italia, purtroppo, viene ritratta come in una cartolina con tutti i suoi cliché più stantii).
Come ha scritto Ilaria Feole ne "Il regista dei grandi musical" (www.mymovies.it): «Il film porta il marchio caratteristico di Marshall, coniugando ancora una volta il grande amore del regista per il fascino magico del musical classico, fatto di lustrini e assi del palcoscenico, con il ritmo incalzante e frammentato che viene dal suo sguardo di artista della modernità.». ("Persinsala.it", 17 ottobre 2010)
P.S. Rob Marshall nel 2011 ha portato sugli schermi Pirati dei Caraibi: Mari stregati (Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides), con Johnny Depp, Penélope Cruz, Ian McShane e Geoffrey Rush, che costituisce il quarto capitolo della saga dei "Pirati dei Caraibi (Pirates of the Caribbean)" della Disney. Il film si è ispirato al romanzo fantasy "Mari stregati", scritto da Tim Powers nel 1987, nel quale fantasiosi elementi pirateschi si coniugano con affascinanti eventi soprannaturali che contribuiscono a realizzare un'opera veramente irresistibile.
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