martedì 13 dicembre 2011

Clark Gable, "The King of Hollywood" – Parte 1


Clark Gable, giovane

Il 16 novembre di cinquanta anni addietro (era il 1960) moriva a Los Angeles Clark Gable, vero mito di Hollywood. Era nato a Cadiz, Ohio, il 1º febbraio del 1901, e dopo una dura gavetta iniziò una lunga carriera che si estese dagli anni venti sino all'anno della morte.


Uomo pieno di fascino e carisma, ha segnato gli anni più importanti della grande cinematografia americana. Interpretando lo straordinario personaggio di Rhett Butler, rude e ribelle avventuriero, nel superbo film Via col vento (tratto dal famosissimo romanzo di Margaret Mitchell e premiato con cinque Premi Oscar), divenne una star meritandosi l'appellativo di "The King of Hollywood". Daniela Zacconi (ne "L'amico pubblico n. 1", Film TV, n. 47, novembre 2005) par­­la di «baffetti da sparviero, sguardo malandrino, fisico aitante... modello di riferimento dell'immaginario cinematografico».

Rimasto orfano di madre piccolissimo, fu cresciuto dalla seconda moglie del padre Jennie Dunlap che lo accolse con dolcezza (era una sensibile pianista e gli insegnò a suonare il piano): Clark la idolatrava e disse di lei che era stata «uno degli essere umani più teneri».

Gli inizi di carriera non furono facili: lasciò la scuola a 16 anni e fu fattore, operaio, taglialegna e venditore di cravatte, ma presto si volse alla recitazione unendosi a una compagnia girovaga (sostenuto in ciò da Jennie, mentre il padre – col quale sorsero seri contrasti – avrebbe voluto che lavorasse con lui nella trivellazione dei pozzi petroliferi).

Era il 1921, e Clark rappresentava l'ideale incarnazione del maschio americano! La sua vita sentimentale fu piena e confusa: nel 1924 aveva sposato l'attrice–regista Josephine Dillon (più grande di lui di ben quattordici anni), che gli insegnò tutto – a modulare il giusto tono di voce, a vestirsi con garbo e ad agire con buone maniere – e che creò per il suo pupillo quell'immagine immortale di uomo volitivo e spregiudicato che lo ha accompagnato per tutta la carriera, nella vita e nella finzione.

Grazie a lei girò tra il 1924 e il 1930 diversi film che lo delusero, spingendolo a continuare a recitare in teatro con Lionel Barrymore e a trasferirsi a Broadway, ove nel 1928 raccolse un grande successo con Machinal nella parte dell'amante della protagonista (scrisse il Morning Telegraph: «È giovane, vigoroso e brutalmente virile»).

Dopo qualche anno conobbe in Texas la multimilionaria pluridivorziata Ria Langham (anch'essa molto più anziana di lui: Clark sembrava quasi alla ricerca di quella madre che gli era mancata!), che sposò nel 1930 dopo il divorzio dalla prima moglie e che lo introdusse nell'alta società di Houston.

Scrisse la Dillon: «Clark mi ha detto apertamente che voleva sposare Ria Langham perché poteva aiutarlo di più finanziariamente. È difficile vivere con lui: la sua carriera e le sue ambizioni vengono prima di ogni altra cosa.» (in "Clark Gable – Il re di Hollywood", Il Cinema, Istituto Geografico De Agostini, 1981).

Scritturato dalla più forte casa di produzione americana, la MGM (ma fu prestato anche alla Columbia), fu sottoposto a un intervento alle orecchie che aveva grandi e a sventola (disse Darryl F. Zanuck che lo considerava poco fotogenico: «le sue orecchie sono troppo grandi e sembra una scimmia») e a una sistemazione della dentatura che gli regalò quell'accattivante luminoso sorriso segnato da due profonde fossette che tutte abbiamo amato.

I suoi ruoli, che ruotavano attorno all'immagine del simpatico mascalzone non privo di carica erotica, contribuirono a fare di lui un'icona del fascino mascolino: fu il camionista manesco de L'angelo bianco (Night Nurse) (1931); fu il gangster cinico di Un animo libero (A Free Soul) e La via del male (Dance, Fools, Dance) (1931); fu il giornalista istrionico e sfacciato di Accadde una notte (It Happened One Night) (1934) – deliziosa commedia di Frank Capra con Claudette Colbert (vinse l'Oscar e fu doppiato nella versione italiana da un ironico Gino Cervi) – ; fu il temerario marinaio de La tragedia del Bounty (Mutiny on the Bounty) (1935) (ebbe un'altra nomination), e fu la simpatica canaglia di San Francisco (1936).

Aveva intanto conosciuto la nota e simpatica attrice Carole Lombard, l'amatissima, che nel 1939 dopo il divorzio dalla seconda moglie divenne la sua terza moglie (morirà purtroppo tragicamente ad appena 33 anni nel 1942 in un incidente aereo vicino a Las Vegas, durante un tour per la raccolta di fondi per le truppe dopo Pearl Harbor).

Clark rimase devastato e solo (inutilmente avevano tentato di avere un bambino e la Lombard aveva avuto un aborto nel 1940), e quasi impazzì; disse Esther Williams: «Da allora egli non è stato più lo stesso.». Restò a vivere per sempre nel ranch di Encino in California, acquistato con Carole.

Ebbe numerose relazioni con diverse stelle del cinema (Joan Crawford – richiedeva proprio lui come partner e fu con lui in otto film – Marion Davies, Loretta Young – da cui ebbe una figlia tenuta segreta – e Paulette Goddard).

La sua carriera prese il volo nel 1939 con Via col vento (Gone with the Wind) (1939), che gli fece raggiungere la vetta della celebrità e che gli meritò una nuova nomination all'Oscar.


Si racconta che Clarke Gable non si fosse rassegnato ad aver perso l'Oscar (Vivien Leigh, attrice inglese, lo vinse) che fu invece conferito all'attore inglese Robert Donat per Goodbye Mr. Chips, e che dicesse: «Questi maledetti europei, ci ruberanno tutto» (in "Scheda su cinematocasa.it."). ("Persinsala.it", 15 novembre 2010)

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