Vita Sackville-West Virginia Woolf e Vita Sackville
Un giorno dell'estate
del 1931, Virginia Woolf stava sdraiata in giardino a leggere le lettere d'amore
dei due grandi poeti vittoriani Elizabeth Barrett e Robert Browning, piene di
particolari sull'amato cane Flush (che la facevano ridere), in compagnia della
sua cockerina nera Pinka, che con Leonard Woolf (marito platonico di Virginia e
suo sensibile editore) chiamava «angelo di luce», nonostante avesse ridotto a
brandelli gonne e tappeti, avesse mordicchiato e ingerito alcune bozze, e fatto
la pipì sul pavimento. Pinka era stata regalata a Virginia nel 1926 dall'«adorata
Vita» – Vita Sackville-West, amica e
innamorata di Virginia – quale «messaggero d'amore
(il “go-between”)». Pinka era il
cucciolo di Pippin, l'amato cane di Vita e, in quel momento, Virginia Woolf decise
di «fare una vita» a Flush, l'amatissimo cocker spaniel fulvo di Elizabeth Barrett,
e di prendere Pinka come suo modello. Lasciò scritto: «Scrivo ogni mattina, e
mi diverto a scrivere ogni parola di Flush». Così, grazie al cagnolino di Vita,
vide la luce il delizioso indimenticabile piccolo libro Flush, una biografia.
Virginia e Leonard, Vita e il marito, gravitavano attorno al
“gruppo Bloomsbury” (sorto nel 1907), circolo aristocratico e colto di
scrittori e artisti inglesi, molti omosessuali o bisessuali che intrecciavano
senza problemi relazioni omosessuali extra–matrimoniali nell'ambito di moderne coppie aperte. Essi s'incontravano
nel distretto londinese di Bloomsbury (nei pressi del British Museum) nelle
case di Clive (critico d’arte) e Vanessa Bell (pittrice) e in quella dei
fratelli di Vanessa, Adrian e Virginia Stephen (quest'ultima meglio conosciuta
come Virginia Woolf). Si trattava di un vivacissimo ed esuberante gruppo di
giovani ribelli e agnostici, «affamati di vita e di futuro», dotati d'ironia e
sarcasmo, che discutevano di etica e filosofia cercando di definire il bello,
il buono e il vero al di là d'ogni convenzione, in piena libertà di coscienza e
di giudizio, e con la più «completa irriverenza». I membri del gruppo,
sessualmente disinibiti, erano uniti da amicizia reciproca e da opinioni comuni,
e crearono quello stimolante clima culturale che dominò la letteratura inglese
tra le due guerre, coinvolgendo molti individui di talento. Quest'aristocrazia
d'intellettuali non creò scuole e non emanò manifesti ma col suo
anticonformismo bohèmien diffuse il progressismo liberale, l'anti–imperialismo, la liberazione
sessuale e il femminismo in tempi di diffusa intolleranza. Virginia Woolf con
la sua fama attirò un grande interesse sul gruppo ma, dopo i bombardamenti che
rasero al suolo Bloomsbury e dopo il suicidio della scrittrice (avvenuto nel
1941), si dispersero nell'orrenda distruzione di quella guerra che tutti quanti
avevano odiato e avversato.
Vita (Victoria, soprannominata “Vita” per distinguerla dalla
madre, anche lei chiamata Victoria) Mary Sackville-West – morta cinquanta addietro il 2 giugno del 1962 per un cancro
allo stomaco nel Castello di Sissinghurst nel Kent vicino a Cranbrook – era nata a Knole House vicino a Sevenoaks
Kent il 9 marzo del 1892 e, benché fosse una fine poetessa e scrittrice inglese,
è divenuta famosa sia per la sua relazione amorosa con Virginia Woolf sia per
la sua competenza e cultura nel campo del giardinaggio (memorabili le sue realizzazioni
arboree e architettoniche nel giardino del castello di Sissinghurst, oggi
proprietà del National Trust, il più visitato d'Inghilterra e vero monumento
nazionale).
Era figlia unica del terzo Barone Sackville e nipote per
parte di madre di una danzatrice spagnola. Per le pressioni materne, aveva
sposato nel 1913 il vivace e attraente aristocratico Harold George Nicolson (1886–1968),
politico e diplomatico, ma con la passione per la scrittura: i due coniugi
condivisero pure l'interesse per il giardinaggio e la cura del loro giardino «grigio e bianco…
virginale, selvaggio, patrizio». Nel 1913 Vita ebbe il primo figlio Lionel
Benedict (detto Ben), un altro figlio nacque morto nel 1915, e nel 1917 ebbe
Nigel.
Vita amò la poesia. Scrisse e pubblicò: Chatterton (1909), A Dancing
Elf (1912), Constantinople: Eight
Poems (1915), Poems of West and East
(1917), Orchard and Vineyard (1921),
il lungo poema narrativo The Land (1927)
con il quale vinse nel l'Hawthornden
prize, Sissinghurst (1931), e The Garden (1946) che nello stesso anno
vinse il premio Heinemann per la letteratura.
Scrisse anche molte biografie e romanzi, alcuni dei quali tradotti
anche in italiano: Legami (Heritage)
(1919), Seduttori in Ecuador (Seducers
in Ecuador) (1924), Passaggio a
Teheran (Passenger to Teheran) (1926), La
signora scostumata (The Edwardians) (1930), Ogni passione spenta (All Passion Spent) (1931), Malaguena: il romanzo di una ballerina
(Pepita) (1937) dedicato alla nonna spagnola (una ballerina nota col nome
di Pepita), L'aquila e la colomba: Santa
Teresa di Avila e Teresa di Lisieux (The Eagle and The Dove)
(1943), Il diavolo nel villaggio (Devil
at Westease) (1947) e Il signore
scostumato (The Easter Party) (1953). Pubblicò anche numerosi testi (spesso
illustrati) dedicati all'arte del giardinaggio e alla descrizione dei giardini,
e per quindici anni (tra il 1946 e il 1961) tenne una rubrica sull'«Observer»,
pubblicata in Italia con il titolo Il
giardino alla Sackville-West.
Nonostante il matrimonio fosse ben riuscito – come
testimoniano lo scambio epistolare giornaliero pubblicato dopo la morte dei
genitori dal figlio Nigel (1917–2004), noto scrittore e politico, e
un'intervista rilasciata dalla coppia a BBC radio poco dopo la fine della
seconda guerra mondiale (vedere: David Cannadine, Portrait of More Than a Marriage: Harold Nicholson and Vita
Sackville-West Revisited. From Aspects of Aristocracy, Yale University
Press, 1994) –, Vita ebbe diverse relazioni extra–matrimoniali omosessuali, la
più importante con Violet Keppel Trefusis, figlia della “favorita” di Re
Edoardo vii e scrittrice, che
conosceva dall'adolescenza e con la quale dal 1918 ebbe un amore irrequieto e
violento, andando spesso con lei in romantica fuga in Francia e vestendo in
pubblico con disinvoltura abiti maschili. La stessa Vita raccontò questa sua
relazione sentimentale in un testo autobiografico, pubblicato poi dal figlio
Nigel con il titolo di Portrait of a
Marriage (Nigel Nicolson and Vita Sackville-West, The University of Chicago
Press, 1998, first published 1973; in Italia: Ritratto di un matrimonio, Rizzoli, 1947) e nel piccolo libro Sfida (Challenge) (1923), scritto forse
a quattro mani con Violet, che fu pubblicato in America ma bandito in Gran
Bretagna.
Un'altra relazione sofferta e tormentata s'instaurò alla
fine degli anni venti tra Vita e Virginia Woolf, che aveva sperimentato sulla
sua pelle la crisi del vivere e dello scrivere a cavallo tra il tramonto del
mondo vittoriano e l'alba del Modernismo del Novecento. La Woolf era nata a
Londra il 25 gennaio 1882 e morì suicida nel fiume Ouse a Rodmeil nel Sussex il
28 marzo del 1941. Nel 1912 aveva sposato Leonard Woolf, incontrato grazie al fratello
Thoby morto prematuramente che studiava a Cambridge, e collaborava col
«Guardian» e il «Times Literary Supplement», scrivendo i suoi interessantissimi
saggi di critica e i suoi superbi romanzi. Nell'ultima lettera alla sorella Vanessa del 23 marzo del 1941, prima
del suo suicidio, Virginia così scriveva: «Ma sento che sono andata troppo lontano questa volta per tornare
indietro. Sono certa d'impazzire di nuovo […] e so che non lo supererò ora […] L'ho combattuto questo male, ma ora non più, Virginia». La Woolf (ormai nella solitudine
disperata della follia, senza più neppure l'amata Pinka) si annegò nell’Ouse
dopo aver messo in tasca due pietre pesanti, proprio come «una
vecchia che viveva a Mount Misery […] Il figlio di lei era morto. Era diventata
strana […] Aveva già ammazzato il suo cane. E alla fine esce, lunedì forse nel
pomeriggio con l'alta marea e si butta […]» (lettera del 7 agosto del 1938, tratta da Flush, I Meridiani:
“Virginia Woolf – Saggi, Prose, Racconti, a cura di
Nadia Fusini, nella traduzione di Alessandra Scalero, Arnoldo Mondadori
Editore, 1998, su licenza de “La Tartaruga”, 1979).
Virginia s'ispirò alla sua straordinaria amica per la
composizione di Orlando, descritto
dal figlio di Sackville-West, Nigel, come «the longest and most charming love–letter in literature (la più lunga e
incantevole lettera d'amore in letteratura)», il cui personaggio è stato dalla
Woolf nel suo diario ricollegato a Vita. Il romanzo fu pubblicato nell'ottobre
del 1928 con tre fotografie di Vita tra le otto illustrazioni fotografiche, dedicato
a Vita e rivolto a tracciare la storia di Orlando, giovane androgino bello e
aristocratico che nel corso dei secoli non muore mai, e a esplorare i temi
dell'ambiguità sessuale.
Ne Il Caso – Il figlio di Vita Sackville-West:
mia madre amò Virginia Woolf, ha scritto Alessio Altichieri (pag. 17, 21
agosto del 2000, Corriere della Sera): «Non dev'essere facile per uno scrittore
iniziare così una storia: “Virginia Woolf e mia madre, Vita Sackville-West, si
conobbero nel dicembre del 1922, ma ci vollero due anni perché la loro amicizia
si sviluppasse in intimità, e tre perché l'intimità fosse riconosciuta da
entrambe come amore”. Non dev'essere facile se Nigel Nicolson, il figlio di
Vita, racconta soltanto oggi, quasi 80 anni dopo, quella passione lesbica che
scandalizzò la società del tempo. Perché Nicolson, che pur aveva trovato il
coraggio di scandagliare la propria vita (Long
Life, 1997, con la storia della casa editrice da lui fondata) e il
matrimonio “felice e fuori dal comune” dei genitori, entrambi omosessuali e
infedeli (Portrait of a Marriage,
1992), solo ora pubblica la biografia di Virginia Woolf, la donna che con Jane Austen
e George Eliot sta sull'olimpo della letteratura femminile inglese, ma che, per
lui, resta “l'amante di mia madre”.». A quel tempo, Vita era più nota di
Virginia; continua Altichieri: «Ma poi l'arroganza lasciò spazio all'amicizia,
l'amicizia all'intimità, finché nel 1925 “Vita sembrò sbalordita che Virginia
potesse amarla fisicamente”: a Long Barn, la casa dei Sackville non lontana da
Knole, quella dei Woolf, per la prima volta le due donne fecero l'amore, “apparentemente
per l'iniziativa di Virginia quanto per l'esperienza di Vita”, scrive, coscienzioso,
Nigel. Non erano tempi in cui gli scandali si nascondessero sotto il tappeto,
eppure Harold, quando Vita gli raccontò tutto, tremò: “Per l'amore del cielo,
stai attenta: questo non è giocare col fuoco, ma con la dinamite”. Mentre
Virginia, al marito Leonard che aveva sentito dell'affaire, rise in faccia: “Non
aveva paura né vergogna, nell'intraprendere a 43 anni l'unica relazione d'amore
della sua vita», sicché Leonard stesse tranquillo, perché “il matrimonio non
era in pericolo”, […] E infine venne Orlando,
il libro che Virginia dedicò a Vita ed era «Vita nel Paese delle Meraviglie”,
scrive Nigel, perché “conteneva sue fotografie in tutte le pose” ed “era pieno
di scaltre allusioni alle loro vite personali”. Ma era anche la trasfigurazione
letteraria dell'amore, che, mentre lo esaltava, allo stesso tempo lo spegneva.
L'11 settembre 1928, quando Vita ricevette la copia rilegata del romanzo, che
la Woolf le aveva nascosto anche nell'ultima vacanza trascorsa assieme, in
Borgogna, “rimase sbalordita e deliziata al punto dell'incoerenza”». Dopo
soltanto pochi mesi, a Berlino, Virginia Woolf si accorse però della «inaspettata
freddezza» di Vita Sackville-West perché «Sepolto nel libro, l' amore non
poteva più essere resuscitato.» (http://archiviostorico.corriere.it/2000/agosto/21/figlio_Vita_Sackville_West_mia_co_0_0008218319.shtml).
Ha scritto Alisa Del Re (docente di Scienza Politica presso
l'Università di Padova) nella sua biografia di Vita Sackville-West: «Sicuramente
più conosciuta per la sua vita “scostumata” (dal titolo di uno dei suoi romanzi
più noti: La signora scostumata), per
la sua intima amicizia con Virginia Woolf, per la passione che la legò a Violet
Trefusius, per il bizzarro matrimonio con Harold Nicolson (entrambi attratti da
persone dello stesso sesso, si concessero a vicenda ampie libertà, pur
mantenendo un forte legame familiare), che non per la sua attività di
romanziera, Vita Sackville-West fu uno dei personaggi più allegramente
trasgressivi e passionali del secolo scorso. “Vita era sempre innamorata. Che
io sappia, non vi fu mai un momento, in vita sua, che non spasimasse per
qualcuno, che non stesse in smaniosa attesa dell'unica persona che, in quel
periodo, poteva placare la sua smania”». Così ne scrive suo figlio, Nigel Nicolson,
in Ritratto di un matrimonio. Una
vita eterodossa, anche divertente: due figli, romantiche vacanze,
travestimenti, gelosie, ricatti, snervanti passioni, avvenimenti al limite
della pochade, come la fuga in Francia con Violet, con i due mariti che
inseguono le fuggiasche su un minuscolo aeroplano. […]»
(http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=219).
Ne Il colpo di
fulmine. 6a puntata. Quando lei si innamora di lei (Colpo di fulmine |
Permalink, http://blog.leiweb.it/claudio-castellacci/2011/02/25/il-colpo-di-fulmine-6-puntata-quando-lei-si-innamora-di-lei/),
Claudio Castellacci definisce Vita Sackville-West come «affascinante pecora
nera di una fra le più aristocratiche famiglie inglesi» e scrive che al figlio
Nigel spettò mettere ordine tra le carte della madre dopo la sua morte, e in
una vecchia valigia di pelle chiusa a chiave trovò un grosso quaderno scritto a
matita, il diario nel quale Vita aveva raccolto la storia dei suoi anni di
giovanili (sino ai 28 anni) e che lei stessa definì «verbale, disadorno ed
egocentrico». A proposito del rapporto con il marito, scrive Castellacci: «Vita
e Harold ebbero molte occasioni, più o meno mondane, per frequentarsi e di
tutto parlarono fuorché d'amore. Mai una parola. Eppure lui cercava con ogni
mezzo la sua vicinanza e quando era lontano le scriveva. Fin quando a un ballo,
Harold le chiese di sposarlo. Vita che quella sera indossava un abito nuovo,
rispose di sì. Lui partì per Costantinopoli e Vita cadde in uno stato di
depressione nervosa. Si riprese allacciando un rapporto con una coetanea,
Rosamund, con la quale passò la primavera nell'amata Firenze. Mai le sfiorò il
pensiero che potesse esserci un barlume d'incompatibilità fra l'esser fidanzata
con Harold e l'essere innamorata cotta di Rosamund. Harold restava il compagno
di giochi preferito con cui intrattenere appaganti rapporti intellettuali.
Niente era più lontano da Harold che la figura dell'amante. “Alcuni uomini
sembrano nati per fare gli amanti, altri i mariti. Harold apparteneva a quest'ultima
categoria”, annota Vita nel suo diario.».
In Adorata creatura.
Le lettere di Vita Sackville-West a Virginia Woolf (curatori L. De Salvo e M.A. Leaska, traduttori F. Cagnoni
e S. Coyaud, Editore La Tartaruga, 2002) è raccolto l'epistolario di queste due
“grandi donne” molto diverse tra loro (una più ironica ed esuberante, Vita, l'altra più chiusa e tormentata, Virginia) che
avevano vissuto un complesso e controverso rapporto d'amore ma anche d'amicizia
durato vent'anni, cementato dalla comune passione per l'arte e la cultura.
L'attrice e doppiatrice italiana Elda Maria Olivieri (1960–) ha scritto, diretto e interpretato
Vita e Virginia – Pensieri e dialoghi dai carteggi e dai diari di Virginia Woolf
e Vita Sackville-West: ha interpretato il ruolo di Virginia Woolf mentre Adele
Pellegatta era Vita Sackville-West; lo spettacolo è andato in scena al Teatro
Verdi di Milano e si è aggiudicato il Premio “Franco Enriquez 2007”.
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