Dolores Palumbo
Il 14 giugno di cento
anni fa nasceva a Napoli la mitica attrice teatrale e cinematografica partenopea
Dolores Palumbo (morì nella sua Napoli il 30 gennaio del 1984, a settantadue
anni). Chi ha avuto la fortuna di conoscerla, la ricorda per la sua cordiale e contagiosa
“vis comica”.
Figlia d'arte, cresciuta in precarie condizioni economiche,
nel 1930 (aveva diciotto anni), debuttò al Teatro Kursaal – esordendo nella
parte di una cameriera ne La bella
Trovata – con l'impareggiabile compagnia dei tre fratelli De Filippo, che
le furono maestri di spettacolo dialettale insegnandole un teatro ricco di originalità
e coloriti spunti comici. Era soltanto una particina in un atto unico di Mario
Scarpetta, ma tanto bastò per lanciarla alla grande nel mondo del teatro napoletano.
Nel 1939 Nino Taranto, affascinato dalla sua verve
recitativa, la scritturò come partner comica per alcune riviste teatrali scritte
da Nelli & Mangini. Negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, Mario Mangini,
in coppia con Francesco Cipriani Marinelli (si firmavano appunto Nelli &
Mangini), scrissero per Totò, Nino Taranto, Mario Riva ed Eduardo De Filippo
(che utilizzava allora lo pseudonimo di “Tricot”).
Dolores Palumbo ritornò con Eduardo De Filippo nel 1945 e si
distinse per la sua interpretazione nell'immortale commedia Napoli milionaria
(vedere: http://www.lastoriadinapoli.it/attori_palumbo-dol.asp.).
Nello stesso periodo interpretò Socrate immaginario –
tratto dall'opera lirica di Giovanni Paisiello su libretto di Giovanni Battista
Lorenzi e Ferdinando Galiani (esponente dell'illuminismo napoletano), messa in
scena per la prima volta nell'ottobre del 1775 al Teatro Nuovo di Napoli – nella comica edizione teatrale di
Anton Giulio Bragaglia, rappresentata al Teatro Floridiana di Napoli. La trama
era estremamente godibile: Don Tammaro, un ricco possidente di Puglia, coinvolto
dalle sue intense letture filosofiche, si crede un filosofo e prende a copiare la
vita e le abitudini di Socrate, dando nomi greci alle persone che gli stanno
accanto, mostrandosi felice di essere maltratto dalla moglie e decidendo di far
sposare la figlia con un barbiere che si finge suo seguace. I parenti stanno al
gioco ma fingono un'incursione delle Furie per spaventarlo e lo drogano con un sonnifero,
facendogli credere di aver ingurgitato della cicuta (così come Socrate); al suo
risveglio, Don Tammaro è completamente guarito dalla sua follia.
Successivamente, nel 1955, Eduardo De Filippo la richiamò in
compagnia per sostituire l'uscita della sorella Titina e per interpretare Mia famiglia, scritta proprio per le
sue corde di attrice completa, ma fu nel testo teatrale Bene mio core mio, nel quale la Palumbo diede forse il meglio di sé
dal punto di vista interpretativo. Due anni dopo, e sino agli anni Cinquanta, partecipò
ancora a riviste teatrali in compagnia con Nino Taranto e Wanda Osiris (vedere:
http://delteatro.it/dizionario_dello_spettacolo_del_900/p/palumbo.php.).
Alla soddisfacente carriera teatrale, Dolores seppe affiancare
una fortunata e intensa carriera cinematografica. Tra gli anni Quaranta e i Settanta
prestò la sua simpatica vitalità e la sua straordinaria spontaneità alle
migliori commedie del tempo, confrontandosi con i grandi protagonisti del tempo:
Totò, Eduardo e Peppino De Filippo, Nino Taranto, Paolo Stoppa e Tina Pica.
Ricordiamo: Non ti pago! (1942); Abbasso la fortuna! (1947); I pompieri di Viggiù (1949); Café chantant (1953) di Camillo
Mastrocinque – una parata del
meglio della rivista italiana, ove la Palumbo interpretava se stessa e insieme
a Nino Taranto, riproponendo dei brani tratti dalla rivista “Scio Scio” di
Nelli & Mangini –; Carosello napoletano (1954) di Ettore
Giannini; Miseria e nobiltà (1954) Mario
Mattòli; Milanesi a Napoli (1954); Lazzarella (1957); La nonna Sabella (1957) e La
nipote Sabella (1958) – film
tratti da un romanzo di Pasquale Festa
Campanile, nei quali la Palumbo interpreta Carmelina, la sorella succube di una
vecchia impicciona e dispotica (Tina Pica), che non muore mai e che ostacola il
matrimonio di Carmelina con il suo eterno fidanzato Emilio (Peppino De Filippo),
i quali troveranno alla fine il coraggio di convolare a giuste nozze –; Io, mammeta e tu (1958); Domenica è sempre domenica (1958); Ricordati di Napoli (1958); Psicanalista per signora (Le confident de
ces dames) (1959); Tre straniere a
Roma (1959); Mariti in pericolo
(1960); Anni ruggenti (1962); Liolà (1963); Una lacrima sul viso (1964); Non
son degno di te, Se non avessi più
te e In ginocchio da te (1965) – in cui interpretò il ruolo di
Santina De Micheli Todisco –; Zum Zum Zum - La canzone che mi passa per
la testa (1968); Il suo nome è Donna
Rosa (1969); Io non vedo, tu non
parli, lui non sente (1971); Don
Camillo e i giovani d'oggi (1972); Sgarro
alla camorra (1973); e Figlio mio
sono innocente! (1978).
In TV nel 1962 fu in Questi
fantasmi di Eduardo De Filippo.
Disse di Totò Dolores Palumbo: «Tuttavia nel 1954 fummo entrambi
protagonisti di Miseria e nobiltà
(dalla commedia di Scarpetta) e Totò, nel ruolo di “Felice Sciosciamocca” fu
veramente grande. Io sostenevo il ruolo della verace e prepotente Luisella,
quale sua seconda moglie, e non potrò assolutamente dimenticare quella sequenza
in cui Totò depose nelle tasche della sua casacca gli spaghetti che erano stati
serviti a tavola. Quella scena fu una delle migliori del film, e ciò bastò a
farmi comprendere che Totò, in qualsiasi brutto film da lui interpretato,
avrebbe ricavato dalla sua “tavolozza mentale piena di mille colori umoristici”,
una qualsiasi pennellata per dare più vitalità al soggetto realizzato per scopi
commerciali (tratto da Storia di un
sublime, irripetibile burattino di Biagio Di Meglio;
www.antoniodecurtis.com/ricordi/dolores_palumbo.htm).
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