Harold e Maude
Quando si è ragazzi, si ama l’amore per l’amore! Questa calda sensazione si disperde col passare degli anni: quando s’invecchia, i sentimenti si appannano e la furia delle passioni si smorza; ci si sente allora come rami rinsecchiti e si ha paura d’amare o di ammettere di essere innamorati. Un mito da sfatare, però, è che l’amore sia fatto soltanto per i giovani. Nell’autunno e nell’inverno della vita un sentimento d’amore può divenire anzi più caldo e tenero.
Sul filo di un recupero della gioia di vivere attraverso l’amore e la morte di un’anziana amica, si svolge la storia dell’originale e fantasioso film Harold e Maude (1971) del regista americano Hal Ashby (1936-1988), per la sceneggiatura di Colin Higgins: un vero e proprio film di cult. Nei mitici anni Settanta, Harold (Bud Cort) è un ricco ragazzo di venti anni, depresso e solitario, ossessionato dalla morte. Gli piacerebbe essere morto ed è attirato in modo macabro dal suicidio: mette in scena numerose raccapriccianti e sanguinolente rappresentazioni di morte nell’assoluta indifferenza della madre, donna autoritaria e conformista, essere egoista incapace di amore e comprensione. Harold ama anche frequentare i funerali e ha comprato un carro funebre col quale se ne va in giro. Durante una di queste cerimonie funebri, Harold incontra Maude (Ruth Gordon), una eccentrica e arguta contessa di 79 anni, che con lo spirito di una hippie ama la vita e tutte le calde emozioni che essa può regalare. Col suo entusiasmo, Maude – una piccola scena, inquadrando un numero tatuato sul braccio, informa lo spettatore che è una sopravissuta al male assoluto del campo di concentramento – gli fa sperimentare molte cose trasgressive, tra le quali rubare un’auto e guidare senza patente in modo spericolato e criminale inseguiti dalla polizia. Maude non è una vera ladra ma una persona che non ha alcun senso della proprietà e spinge Harold a rubare, tra l'altro, anche degli alberi rachitici dalla strada per trapiantarli nel bosco allo scopo di farli respirare. Mentre stanno abbracciati, lo cura con la fantasia e gli insegna a guardare i gabbiani sul mare e a contemplare le stelle, godendo con emozione di tutte le cose vive della Natura. Insieme cantano, suonano, ballano e fanno capriole. Durante il molto tempo che questa improbabile coppia comincia a passare insieme, Maude (che comunica con l’esistenza) ripete a Harold che non deve tirarsi indietro dalla Vita ma deve giocare con essa. E il ragazzo comincia a provare un amore sincero per lei, le regala un medaglione ove ha fatto incidere le parole «Harold ama Maude», e decide di sposarla (ne parla anche con la madre). Per il suo ottantesimo compleanno, riempie la stanza di Maude con grossi e vivaci fiori di carta (girasoli e margherite). Maude – che ha deciso di voler lasciare la vita nella pienezza dei doni della vita – è felice per questo congedo bellissimo e gli confessa di aver preso delle pillole che la faranno morire a mezzanotte; lo incita però a continuare a vivere e ad amare ancora. Dopo un’inutile corsa in ospedale e dopo la morte di Maude, si vede Harold correre furiosamente verso un precipizio con la sua auto che precipita giù; ma nell’ultima scena del film Harold è sul promontorio che suona il banjo con movenze di danza: non si è ucciso ma ha accettato di vivere pienamente la sua esistenza, anche senza Maude. Permettendo a Harold un giusto percorso di formazione e crescita morale, l’anziana ed eccentrica contessa ha distrutto per sempre in lui il desiderio di morte, suscitando invece un'intensa voglia di godere della bellezza e delle infinite possibilità della vita. Da quanto abbiamo raccontato, possiamo trarre la conclusione che è molto importante non perdere la capacità d’amare; scriveva Albert Camus (1913–1960): «Non essere amati è soltanto sfortuna, ma non amare è sventura» mentre il solitario e sempre in crisi Marcel Proust (1871-1922) faceva notare: «E’ una sventura non essere amati; ma è un affronto non esserlo più».
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