Danny Kaye Il favoloso
Andersen
In questi giorni, e precisamente il 18 gennaio di cento
anni addietro, nasceva l'attore comico–fantasista statunitense Danny Kaye che raggiunse il culmine
della sua carriera tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Nel 1855 l'indimenticabile
scrittore di favole danese Hans
Christian Andersen Andersen aveva scritto una vera autobiografia intitolata
“La fiaba della mia vita”, nella quale raccontava la sua esistenza proprio come
si può narrare un bel sogno in bilico tra la miseria più nera e la grandezza
più luminosa. Da quel romanzo, il regista King Vidor trasse nel 1952 il bel
film musicale Il favoloso Andersen,
interpretato dal grande Danny Kaye che cantava la deliziosa canzone di Frank
Loesser “Wonderful Copenhagen”; e film, attore e canzone furono amati alla
follia da tutti gli ingenui bambini della mia generazione.
David Daniel Kaminsky –
nome d'arte Danny Kaye – nacque
nel Brownsville (un'area di Brooklyn a New York) il 18 gennaio del 1913 e morì
a Los Angeles il 3 marzo del 1987 all'età di 74 anni per un attacco di cuore
seguito da un'epatite in seguito a un intervento di by–pass che aveva necessitato do una trasfusione.
Originario di una famiglia di ebrei ucraini immigrati negli
Stati Uniti – il padre era un
sarto e Danny fu il solo dei quattro figli a nascere negli Stati Uniti – , studiò in una scuola pubblica di Brooklyn
che ora ha preso il suo nome; andò poi alla Thomas Jefferson High School ma senza
completare gli studi. Perse la madre giovanissimo, quella madre che apprezzava
il suo humour e i suoi scherzi, e che era convinta del grande versatile talento
del figlio e che lo incoraggiava sempre a coltivare le sue innate e comiche capacità
d'improvvisatore (per Danny fu una perdita irreparabile!). Dopo l'abbandono
della scuola, iniziò un'avventurosa esistenza: fu prima cantante di strada e animatore
nei campi estivi, esercitò poi tutta una serie di svariati lavori finiti
infelicemente.
Definito «a King of Comedy«», Danny Kaye s'impose per una
sua comicità unica e irripetibile, surreale e divertente, basata su una timida e
buffonesca svagatezza, accompagnata da un'imprevedibile mimica, da un humour
contagioso e da capacità imitative eccezionali. I suoi personaggi eccentrici e
quasi isterici, dagli arruffati capelli rossi e dal forte accento russo, la sua
acrobatica parlantina, i suoi tic caricaturali, le sue pantomime travolgenti, le
sue smorfie facciali esilaranti e, le sue canzoni scoppiettanti e nonsense (aveva
uno squisito gusto musicale e in ogni film interpretava delle splendide canzoni
rimaste indimenticabili) ne hanno fatto un'amatissima e indimenticata icona,
una vera leggenda di Hollywood.
Fece una lunga gavetta nel vaudeville a partire dal 1933
(anno in cui assunse per la prima volta il nome d'arte di Danny Kaye) e nel
cinema a partire dal 1935. Nel 1938 si fece notare nella parte di un russo
maniaco, vestito di nero e dalla parlantina veloce (Nikolai Nikolaevich) in
alcuni piccoli film. Scrive Gianni Canova (in Cinema, le garzantine, Garzanti, 2009): «Una giovinezza passata tra
i mestieri più diversi e improbabili non gli impedisce di tentare con successo
la carta del mondo dello spettacolo, esordendo come cantante e ballerino e
mettendo in luce le sue doti migliori –
una certa svagatezza dello sguardo che sa farsi poetica distanza dalla
concretezza della vita, una parlantina rapidissima che non teme filastrocche e
scioglilingua – prima in alcune produzioni teatrali di prestigio a
Broadway, poi al cinema».
Scoperto da Samuel Goldwyn, Danny Kaye ebbe un grande
successo nel 1944 con «lo scatenato musical propagandistico» Così vinsi la guerra (Up in Arms) di
Elliott Nugent con Dana Andrews: «Prodotto da Samuel Goldwyn, fu uno dei
trampolini di lancio più costosi, più stravaganti e più fantasmagorici che un
comico avesse mai avuto. […] Il personaggio di Kaye era quello di un
ipocondriaco dai nervi tesi (una figura destinata a diventare un classico del
suo repertorio) e la sua interpretazione è memorabile per moltissimi numeri
d'alto virtuosismo , tra cui il celebre Melody
in four F, un caotico insieme di doppi sensi.» (ne “Le nevrosi esilaranti
di Kaye, Capitolo 31: La commedia brillante degli anni di guerra”, Vol. 3, Il Cinema – Grande storia illustrata,
Ist. Geografico De Agostini, Novara 1981). Goldwyn girò con Kaye – al quale avrebbe voluto far
praticare una rinoplastica per diminuire le dimensioni del suo lungo naso ebraico
e al quale fece tingere di biondo i rossi capelli – sei film, prevalentemente musicali: «I musical di Goldwyn
rappresentarono la carta vincente della sua produzione perché erano i film che
meglio rispondevano alla sua concezione del cinema come spettacolo d'evasione
destinato al vasto pubblico.» (“Samuel Goldwyn”, Vol. 4, Il Cinema – Grande storia illustrata, Ist. Geografico De Agostini,
Novara 1981).
Questo film fu seguito da altri film rimasti nella memoria
degli spettatori del tempo, nei quali diede ottime prove d'attore a tutto tondo,
muovendosi dal tono decisamente comico a quello ironico–sentimentale (ne girò più di venti). Sono da ricordare: L'uomo meraviglia (Wonder Man) (1945)
di H. Bruce Humberstone con Virginia Mayo (Danny interpretava un mite
professore posseduto dalla spirito del fratello gemello assassinato, uno
sfrontato comico di night–club)
; Preferisco la vacca (The Kid from
Brooklyn) (1946) di Norman Z. McLeod con Virginia Mayo (Kaye era un timido
e gentile lattaio che diventa un involontario pericolosissimo pugile); Sogni proibiti (The Secret Life of Walter Mitty) (1947) di Norman Z. McLeod con Virginia
Mayo e Boris Karloff (era un pubblicitario afflitto da una madre prepotente e
sognatore); Venere e il professore (A
Song Is Born) (1948) di Howard Hawks con Virginia Mayo e Benny Goodman
(Danny era un timidissimo professore appassionato di jazz); L'ispettore generale (The Inspector
General) (1949) di Henry Koster con Elsa Lanchester; L'amore non può attendere (It's a Great Feeling) (1949) di David
Butler con Doris Day: Divertiamoci
stanotte (On the Riviera) (1951) di Walter Lang con Gene Tierney e Corinne
Calvet; e Il favoloso Andersen (Hans
Christian Andersen) (1952) di Charles Vidor con Farley Granger e Zizi
Jeanmaire.
Dopo aver lasciato Samuel Goldwyn, «un grande sopravvissuto
della commedia dell'ante–
guerra», Danny Kaye «riuscì a sfruttare il suo frenetico stile comico» in altri
film: Un pizzico di follia (Knock on
Wood) (1954) di Melvin Frank e Norman Panama con Mai Zetterling (primo film
prodotto da Danny); Bianco Natale (White
Christmas) (1954) di Michael Curtiz, in un ruolo pensato originariamente
per Fred Astaire, con Bing Crosby e Rosemary Clooney; Il giullare del re (The Court Jester) (1956) di Melvin Frank e
Norman Panama con Glynis Johns, Basil Rathbone e Angela Lansbury – forse la sua migliore interpretazione –
; Io e il colonnello (Me and the
Colonel) (1958) di Peter Glenville con Curt Jürgens e Akim Tamiroff (in
questo film «poté persino realizzare quella che è notoriamente la massima
aspirazione di un comico, cioè interpretare la parte di Amleto»); Il principe del circo (Merry Andrew)
(1958) di Michael Kidd con Anna Maria Pierangeli (storia di un austero professore
che scopre la sua nascosta vocazione per il circo); I cinque penny (The Five Pennies) (1959) sul pioniere del jazz Red
Nichols di Melville Shavelson con Louis Armstrong; Un generale e mezzo (On the Double) (1961) dello stesso Melville
Shavelson con Dana Wynter e Margaret Rutherford (divertentissima la sua interpretazione
del Fuhrer); Il piede più lungo (The Man
From the Diner's Club) (1963) di Frank Tashlin con Cara Williams e Martha
Hyer; e La pazza di Chaillot (The
Madwoman of Chaillot) (1969) di Bryan Forbes con Katharine Hepburn e
Charles Boyer. Danny Kaye non conobbe il declino del cinema comico degli anni
Cinquanta perché «faceva categoria a sé, ed era meno soggetto di altri al
variare delle mode […] trovò anche modo di coesistere pacificamente con i due
più importanti nuovi comici degli schermi, Dean Martin e Jerry Lewis.» (“Hollywood
torna al cinema d'evasione”, Vol. 4, Il
Cinema – Grande storia illustrata, Ist. Geografico De Agostini, Novara
1981).
Alcuni di questi film ruotavano attorno al “tema del doppio”,
due identiche persone interpretate da Danny Kaye, il che gli consentiva effetti
comicissimi ed equivoci esilaranti; in altri film il grande comico interpretava
il personaggio di ragazzo timido e sensibile, decisamente “svanitello”, tipo
caratteriale riproposto più volte: «in costante fuga dalla vita reale verso una
dimensione tutta sua, nella quale dare sfogo alla proprio ingenuità e
stravaganza… che sogna costantemente a occhi aperti per sfuggire a una vita non
appagante con effetti esilaranti» (in Cinema,
le garzantine, a cura di Gianni Canova, Garzanti, 2009).
Ma vorrei spendere due parole sul film Il favoloso Andersen (1952), costato quattro milioni di dollari, che
ha segnato sin dall'età infantile il nascere del mio entusiasmo per il cinema
americano. Raccontava la vita del favolista Hans Christian Andersen, anch'essa
una sorta di fiaba triste. Andersen era nato a Odense il 2 aprile del 1805; il
padre era uomo ignorante e poverissimo ma un gran sognatore, e lo aveva
lasciato orfano prestissimo; la madre era una rozza lavandaia alcolizzata che
finì la sua vita in un ospizio per dementi. Per preparare un suo futuro
migliore, a quattordici anni, Hans scappò via dal paese natale Odense (nell’isola
danese di Fionia) per andare a Copenaghen, portando nel cuore sia i suoi sogni
sia le fiabe tradizionali e le magiche superstizioni nordiche ascoltate dagli
anziani ospiti dell’ospizio o conosciute attraverso le appassionanti rappresentazioni
nel teatro locale (il secondo in Danimarca). A Copenaghen studiò arte teatrale
e danza, e – grazie a un benefattore – completò gli studi sino all’Università. La
trama del film tenta di ricalcare la vita di Andersen: il ciabattino Hans
Christian incanta i ragazzi di Odense con i suoi magici racconti di fiabe in
mezzo alla totale incomprensione degli adulti che lo vedono soltanto come un
elemento di distrazione; si trasferisce a Copenaghen e trova lavoro al Teatro
Reale, ove confeziona un paio di scarpette per la prima ballerina Dora, della
quale s'innamora. Per lei scrive la più bella e la più triste delle sue favole,
La sirenetta, che costituirà la trama di un balletto ma non può
assistere al trionfo (il marito di Dora, geloso, lo chiude in uno sgabuzzino). La
scena grandiosa del balletto La sirenetta,
che dura ben 15 minuti, è danzata da Zizi Jeanmaire e Roland Petit, che ne firmò
la splendida coreografia (Lucia Mannucci del Quartetto Cetra doppiava le
canzoni di Zizi Jeanmaire). L'indomani Hans manifesta il suo amore a Dora ma
viene respinto; amareggiato, ritorna al borgo natio dai ragazzi che amano lui e
le sue fiabe. La voce di Danny Kaye era
quella bellissima e pastosa di Stefano Sibaldi mentre, nelle deliziose parti
cantate, Virgilio Savona (del Quartetto Cetra) prestava la sua voce a Kaye:
come dimenticare Wonderful Copenhagen,
The Ugly Duckling e Thumbelina cantata a una piccola
figurina disegnata sul suo pollice. Hanno commentato Laura, Luisa e Morando
Morandini (ne il Morandini –
Zanichelli editore): «Allontanato dal villaggio natio perché distrae i bambini
con le sue favole, il ciabattino Hans Christian Andersen giunge a Copenaghen
dove s'innamora di una ballerina. Prodotto da Sam Goldwin che fece scrivere 16
sceneggiature prima di accettare quella di Moss Hart, definita “la
rappresentazione di un demente in un mondo di idioti” (P. Kael). Favolosamente
inattendibile come biografia. Storia e personaggi soccombono al peso del fasto
spettacolare. Pur non avendo nulla da spartire col vero Andersen, Kaye è bravo.
Canzoni di F. Loesser e R. Day. 3 candidature agli Oscar (per la fotografia, la
scenografia, la musica)».
Danny Kaye era un uomo spiritosissimo; vorrei ricordare
alcune delle sue battute più fulminanti: «Alimenti sono quell'istituzione per
cui uno deve pagare per il fatto che due hanno commesso un errore… Bisognerebbe
sposare soltanto una donna bellissima, altrimenti non c'è speranza di
disfarsene… Le donne spendono più soldi di quanti il marito ne guadagni,
affinché la gente creda che lui guadagni più di quanto loro spendono…».
Nel 1940 Danny Kaye aveva sposato Sylvia Fine, sua
collaboratrice musicale in molti film (Danny amava la musica e fu un discreto
direttore d'orchestra sinfonica durante diversi eventi musicali di natura
umanitaria per la raccolta di fondi). Sylvia era pianista e compositrice di
musica e parole, e l'aveva conosciuta nel 1939; insieme con lei lavorò a “La
Martinique”, un nightclub di New York City, ove il commediografo Moss Hart –rimasto incantato dalle performance
di Danny – lo coinvolse a Broadway
nella commedia Lady in the Dark, che
vide nel 1941 un suo grandissimo successo personale (ritornò a Broadway poù
tardi, nel 1970, come protagonista nel musical di Richard Rodgers Two by Two; si fece male a una gamba ma
recitò nonostante la stampella. Sylvia e Danny rimasero insieme fino al 1987
(anno della morte di Kaye) anche se negli ultimi anni piuttosto separati:
ebbero una figlia Dena Kaye, nata nel 1946 (in una intervista del 1954, Kaye disse:
«Qualsiasi cosa voglia essere, lei lo sarà senza interferenze da parte della
madre o da parte mia»). Sylvia Fine Kaye morì a 78 anni nel 1991. Danny Kaye amava
molto la cucina: era bravo quasi quanto uno chef e amava soprattutto la cucina
cinese e italiana; era un entusiasta dell'aviazione e del volo e amava il baseball.
Voci insistenti hanno parlato di una bisessualità di Kaye e di una relazione
durata dieci anni negli anni Cinquanta tra Danny e Laurence Olivier (relazione
negata dai due attori, dai familiari e dai biografi).
Nel 1945 Kaye fu il primo attore americano a fare un tour
nella Tokyo del dopoguerra. Nei tardi anni Quaranta, contro la famigerata vicenda
delle liste nere e contro la paranoia politica che sconvolse Hollywood (sulla
scia di una grave crisi economica che aveva colpito l'industria cinematografica),
Danny Kaye, insieme a Humphrey Bogart, Lauren Bacall, June Havoc, Paul Henreid
e Richard Conte, sfilò guidando una marcia di protesta contro le indagini sulle
attività anti–americane a Hollywood ((ne “Problemi sindacali e politici,
Capitolo 44: Tempesta su Hollywood”, Vol. 4, Il Cinema – Grande storia illustrata, Ist. Geografico De Agostini,
Novara 1981).
Gli ultimi suoi film furono televisivi: un musical
televisivo dedicato a Pinocchio (1976)
di Ron Field e Sid Smith nel ruolo di Geppetto, l'ottima versione musicale di Peter Pan (1976) di Dwight Hemion con
Mia Farrow (Danny era un divertentissimo Captain Hook), e Diritto di offesa (Skokie) (1981) di Herbert Wise in un memorabile
ruolo drammatico (Danny era un sopravvissuto dell'Olocausto).
Dal 1956 aveva collaborato con la CBS per lo spettacolo The Secret Life of Danny Kaye, che
combinava i suoi immensi tour mondiali per 50.000 miglia e dieci nazioni come
ambasciatore dell'UNICEF con musica e scenette umoristiche; sempre con la CBS
fu il protagonista acclamato del The
Danny Kaye Show vincitore di diversi Emmy awards (64 episodi tra il 1963 e
il 1967) che avevano replicato l'omonimo spettacolo radiofonico della CBS del 1945–1946,
che aveva reso Danny popolarissimo.
Artista poliedrico, nel 1953, Kaye creò una propria casa di
produzione, la “Dena Pictures” (dal nome della figlia) che poi si allargò alla
televisione nel 1960 con il nome di “Belmont Television”.
Uomo buono e amante dei bambini, soprattutto i più
svantaggiati, nel 1954 (mentre era al culmine della sua carriera) Danny Kaye divenne
il primo ambasciatore dell'UNICEF, prodigando forze, energie, passione e
spirito di solidarietà. Con il suo entusiasmo seppe toccare il cuore di molte
altre celebrità coinvolgendole nel suo progetto umanitario. Da quel momento,
persone che avevano raggiunto grandi traguardi esistenziali misero il loro nome
al servizio dell'infanzia come ambasciatori dell'UNICEF; con Danny nacque
quella meravigliosa “tradizione degli ambasciatori di buona volontà” che
collaborano allo sviluppo e agli aiuti d'emergenza dell'importante istituzione.
Kaye era stato tanto identificato con l'UNICEF che – quando nel 1965
l'istituzione ricevette il premio Nobel – Danny fu selezionato per riceverlo.
Aveva detto: «Credo profondamente che i bambini siano molto più potenti del
petrolio, più belli di qualsiasi fiume, più preziosi di qualsiasi altra risorsa
naturale che un paese possa avere. Credo che la cosa più gratificante che io
abbia mai fatto nella mia vita sia essere entrato in contatto con l'UNICEF»; e
nel 1983 aveva dichiarato: «Il traguardo rivoluzionario della salute per tutti
i bambini può essere raggiunto. In certi momenti può sembrare scoraggiante, ma
tutto questo può essere fatto quando persone di buona volontà si uniscono e s'impegnano
per fare la cosa migliore. Il lavoro dell'UNICEF è un tributo all'umanità e
alla superiore volontà dell'uomo». Si stima che durante il suo mandato di
Ambasciatore UNICEF Danny Kaye abbia raggiunto oltre 100 milioni di persone. Fu
anche il promotore della fortunatissima campagna di raccolta fondi per l'UNICEF
legata alla festa di Halloween “Trick–or–Treat” (Dolcetto o Scherzetto) (riportato
in “Omaggio a Danny Kaye, primo Ambasciatore UNICEF”, 18 gennaio 2013,
http://unicef.it/doc/4524/omaggio-alla-memoria-di-danny-kaye-primo-ambasciatore-unicef.htm).
Danny Kaye avrebbe voluto diventare medico ma le condizioni economiche
della famiglia non glielo consentirono: non ci riuscì ma, grazie ai suoi meriti
umanitari, fu nominato membro onorario dell'American College of Surgeons e
dell'American Academy of Pediatrics.
Kaye
ricevette due Academy Awards: un Academy Honorary Award nel 1955 e il Jean
Hersholt Humanitarian Award nel 1982. Nel 1981 ricevette il Peabody Award, in
parte anche per il “Live from Lincoln Center : An Evening with Danny Kaye and
the New York Philharmonic” della PBS. Nel 1986 ricevette la Legion d'Honneur
per la sua meritoria attività in favore dei bambini di tutto il mondo e nel
1987 il Presidente Ronald Reagan gli ha concesso la Medaglia presidenziale
della libertà.
Per concludere, ha scritto Gianni Canova: «Tra Buster Keaton
e Jerry Lewis, ma senza essere l'uno o l'altro, attraversò con brio surreale la
commedia americana, finché sul finire degli anni '50 dirada l'attività
cinematografica per dedicarsi agli impegni di beneficenza per l'UNICEF.» (in Cinema, le garzantine, Garzanti, 2009). è stato scritto (ma non sono
assolutamente d'accordo): «I film di Kaye, che all'epoca furono considerati
straordinariamente divertenti, non hanno retto molto alla prova del tempo, così
come molte altre opere e attori degli Anni Quaranta.» (ne “Le nevrosi
esilaranti di Kaye, Capitolo 31: La commedia brillante degli anni di guerra”,
Vol. 3, Il Cinema – Grande storia illustrata,
Ist. Geografico De Agostini, Novara 1981).
Questi film di Danny Kaye, io li ho visti tutti e li ho
adorati, come per anni ho adorato Danny Kaye, e mi duole molto che i nostri
bambini non abbiano alcuna occasione di vederlo e di ridere con lui e per lui.
Ηellо exсeptional websіte!
RispondiEliminaDoes running a blog ѕuch aѕ this require a great deal of wоrk?
I've absolutely no knowledge of coding but I was hoping to start my own blog soon. Anyways, should you have any suggestions or techniques for new blog owners please share. I know this is off subject however I just needed to ask. Thank you!
Here is my page :: Pulsed light
Non saprei dire quanto ami Danny Kaye. Per anni, prima di trovare qualche sua biografia, conservai gli articoli di giornale che parlavano di lui. Uno, di uno scrittore americano, mi colpì particolarmente e credo di averlo ancora, benchè abbia ormai oltre trenta anni e sia passato attraverso tre traslochi.
RispondiEliminaL'autore rievocava la sera in cui, insieme al fratello, aveva assistito ad uno dei suoi spettacoli, conclusosi immancabilmente con una performance sempre più vorticosa e indiavolata di Minnie the Moocher, durante la quale tutto il pubblico, poco alla volta, si sottrasse all'insostenibile gara. Tutto il pubblico, tranne i due fratelli, che alla fine Danny Kaye fece salire sul palco.
Quell'articolo terminava ricordando che Kaye avrebbe voluto diventare un medico e che, pur non essendolo mai stato, curò molte persone, con il suo sorriso e il dono della sua umanità. Grazie per questo stupendo ricordo di uno dei miei attori preferiti.
This is really fascinating, You are an excessively skilled blogger.
RispondiEliminaI have joined your feed and look ahead to looking for extra of
your magnificent post. Additionally, I have shared your
site in my social networks
my website :: garcinia cambogia Extract
Hi I am so excited I found your webpage, I really found you by error, while I was looking on Google for
RispondiEliminasomething else, Anyhow I am here now and would just like to say kudos for a fantastic post and a all
round enjoyable blog (I also love the theme/design), I don’t have time to
browse it all at the moment but I have book-marked it
and also included your RSS feeds, so when I have time I will be back to read a lot more, Please do keep up the fantastic b.
Here is my webpage pure garcinia cambogia
I seriously love your website.. Very nice colors & theme. Did you develop this site yourself?
RispondiEliminaPlease reply back as I'm looking to create my very own site and would like to learn where you got this from or just what the theme is named. Cheers!
my website: quality hotel paris orleans booking.com
This is a excellent website. Can you up-date it usually?
RispondiEliminaWould you mind if I discuss this with buddies in fb?
my weblog: ipad 2 for free
Tratto da Wikipedia:
RispondiEliminaDanny Kaye, pseudonimo di David Daniel Kaminsky (Brooklyn, 18 gennaio 1911 – Los Angeles, 3 marzo 1987),
quale sarebbe l’effettivo anno di nascita?
Lovely blog you have herre
RispondiElimina